Digitale, la vicepresidente Virkkunen: l’influenza normativa della Ue non è a rischio

Digitale, la vicepresidente Virkkunen: l’influenza normativa della Ue non è a rischio

BRUXELLES – Commercio, finanza, Ucraina. Si moltiplicano le occasioni di acceso confronto, se non addirittura di spaccatura, tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Anche il grande mondo digitale è oggetto di dissenso fra i due partner. A Parigi nei giorni scorsi il nuovo vicepresidente americano J.D. Vance ha fatto le lodi della deregolamentazione, addirittura nel delicato settore dell’intelligenza artificiale. Quanto in ultima analisi la spinta americana metterà a rischio l’influenza normativa che l’Europa ha avuto in questi ultimi anni a livello mondiale?

Henna Virkkunen, 52 anni, è la vicepresidente della Commissione europea responsabile della sovranità tecnologica e della sicurezza digitale. «Il nostro approccio è basato sul rischio – spiega a proposito della regolamentazione del grande mondo digitale -. Vogliamo promuovere gli investimenti, ma tenendo d’occhio i rischi e rispettando alcuni standard, in particolare nell’intelligenza artificiale, tanto più che questa potrebbe a breve avere un ruolo importante anche nel mondo del lavoro».

L’Unione si è dotata di almeno tre testi legislativi. Il Digital Markets Act regolamenta la concorrenza in questo campo. Il Digital Services Act controlla il contenuto veicolato dalle aziende del settore. L’Artificial Intelligence Act disciplina l’uso dell’intelligenza artificiale a seconda dei rischi. Parlando a un gruppo di quotidiani europei, tra cui Il Sole 24 Ore, la signora Virkkunen sottolinea che «la certezza del diritto non è in contraddizione con la promozione dell’innovazione».

La nuova amministrazione americana non sta solo rivedendo radicalmente gli equilibri del rapporto transatlantico. Ha una dirompente vena libertaria, più che semplicemente liberale. Il presidente Donald Trump ama il bitcoin e vuole fare degli Stati Uniti «la capitale mondiale delle cripto-valute». Il suo vice J.D. Vance crede fermamente nella deregolamentazione, non solo nel digitale ma anche nel commercio. Elon Musk, proprietario di X e consigliere del presidente, sta riducendo radicalmente bilancio e forza lavoro della funzione pubblica a livello federale.

In questo contesto, la tendenza europea alla regolamentazione appare quasi anacronistica, forse conservatrice. Peraltro, con una punta di dietrologia, potremmo chiederci se le pressioni americane, politiche ed economiche, non stiano già avendo effetto. Come è possibile che l’indagine contro X per la possibile distribuzione di contenuti illegali duri da più di un anno? «Stiamo raccogliendo prove in un settore nuovo. Vogliamo chiudere l’indagine rapidamente», risponde la vicepresidente.

Fonte: Il Sole 24 Ore