Diritti, l’Italia fa marcia indietro. Allarme su immigrazione e carceri
Diciassette istantanee sui diritti e un j’accuse: dalla libertà di espressione alle carceri, stiamo scivolando senza appigli. Il X Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, presentato oggi alla Camera dall’associazione A Buon Diritto presieduta da Luigi Manconi, non fa sconti. E traccia un quadro di retromarcia complessiva, che su alcuni fronti come l’immigrazione, secondo i curatori del report, è aggravata dai provvedimenti dell’Esecutivo introdotti nel biennio 2023-2024. «In Italia il sistema dei diritti e delle garanzie è da sempre assai arretrato, ma oltre due anni di governo Meloni lo hanno ulteriormente indebolito, incrementando il deficit di protezione sociale e rendendo ancora più fragili le tutele individuali», è l’affondo di Manconi.
Il peggioramento sulla libertà di stampa
Il rapporto, che oltre alla parte di dati, storie e linee del tempo, contiene raccomandazioni rivolte al legislatore per colmare i divari e intervenire prima che sia tardi, ricorda innanzitutto comne l’Italia sia scesa dal 41° al 46° posto nella classifica sulla libertà di stampa e registri il più alto numero di querele “slapp” (dall’inglese slap, schiaffo), ossia che sono strategiche per soffocare la partecipazione pubblica. I casi di intimidazione ai giornalisti nel 2023 sono stati 98, i cronisti sotto scorta nel 2024 sono venti.
L’allarme per profughi e richiedenti asilo
Non va bene, secondo A Buon diritto, per i profughi e i richiedenti asilo: il documento riepiloga i decreti interministeriali di aggiornamento della lista dei Paesi cosiddetti “sicuri”, che legittimano le procedure accelerate di frontiera introdotte dal decreto Cutro per i migranti che da quegli Stati provengono, l’aggiornamento per decreto legge e la novità del protocollo Italia-Albania, foriero di uno scontro non ancora risolto tra Governo e magistratura. «Con il lavoro dei nostri sportelli legali abbiamo modo di vedere quotidianamente cosa viene riservato alle persone in movimento e straniere», spiega dalla Onlus Camilla Siliotti. «Politiche criminogene, discriminatorie, prassi illegittime. Si tratta di questioni complesse che andrebbero affrontate con misure di welfare e politiche pubbliche e non attraverso decreti e disegni di legge e con l’introduzione di nuovi reati o inasprimenti di pene». Il riferimento è al Ddl Sicurezza all’esame delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato, che si avvia a una terza lettura alla Camera per recepire i rilievi del Colle e che l’associazione chiede di fermare.
Carceri, l’effetto del Dl Caivano sui minori
L’indagine punta i riflettori sull’impatto del decreto Caivano (123/2023) sulle carceri minorili: al 30 aprile 2024, sette su 17 istituti penitenziari minorili ospitavano under 18 per un numero superiore ai posti disponibili. In generale nel 2023 si è registrato un aumento delle persone detenute negli istituti di pena italiani, nonostante una riduzione dei reati (-5,5% rispetto al 2022). L’aumento – osservano i curatori del report – non corrisponde a un incremento del numero dei reati commessi, ma è legato principalmente all’ampliamento delle fattispecie penali e all’inasprimento delle leggi». Ben il 32% dei detenuti totali del nostro Paese sono stranieri. Il numero di suicidi in carcere nelle carceri rimane elevato: circa 18 volte superiore al tasso di suicidi extramurari. Nel 2024 si è raggiunto il record di 88 suicidi dietro le sbarre.
Salute mentale, la solitudine affligge un italiano su due
Un posto di rilievo è assegnato nel rapporto al deterioramento della salute mentale. La solitudine che affligge il 48% degli italiani, che al 52% affermano di subire gli effetti negativi delle guerre sul proprio benessere psicologico. Il 43% teme l’impatto del cambiamento del clima. E le donne soffrono di più: il 40% segnala di aver visto messe in dubbio le proprie capacità a causa del genere. Senza contare il problema della violenza ormai «evidente e strutturale», con 109 donne uccise nel 2024, al 72% da italiani, nella maggior parte dei casi legati da un rapporto affettivo con la vittima. Nel 2023 le chiamate al numero di pubblica utilità 1522 sono state 51.713, in significativo aumento rispetto agli anni precedenti (+143% è la variazione rispetto al 2019, +59% rispetto al 2022), complice l’eco del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Fonte: Il Sole 24 Ore