Dissalatori e acque reflue per combattere la sete delle arance di Sicilia

Dissalatori e acque reflue per combattere la sete delle arance di Sicilia

Di fronte all’emergenza idrica che quest’anno ha picchiato duro sull’isola, il distretto degli agrumi di Sicilia non vuole rimanere con le mani in mano e ha deciso di testare due opzioni: la prima è la possibilità di ricorrere alla desalinizzazione dell’acqua di falda, la seconda è quella della fitodepurazione delle acque reflue. Entrambi i progetti per la filiera delle arance siciliane sono stati presentati al ministero dell’Agricoltura, durante il convegno di mercoledì 27 novembre dedicato all’agrumicoltura.

L’idea degli operatori del distretto è quella di acquistare e testare un impianto di desalinizzazione portatile da utilizzare in modo sperimentale in diversi areali agrumicoli regionali. Inoltre, grazie allo screening delle realtà che già utilizzano la fitodepurazione, saranno analizzate le potenzialità di trattamento delle acque reflue attraverso questa tecnica. L’iniziativa si inserisce nel solco dei progetti sviluppati dal distretto in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’Università di Catania col supporto di Coca-Cola. «Siamo convinti – ha detto Federica Argentati, presidente del Distretto produttivo agrumi di Sicilia – che la combinazione di sperimentazione e analisi dei risultati possa dare alla filiera la possibilità di individuare, nel rispetto delle peculiarità di ogni singola realtà agrumicola, una propria strada di sostenibilità e innovazione».

Il raccolto delle arance di Sicilia Igp comincerà soltanto a fine a dicembre e le stime per quest’anno prevedono un calo del 12%. Per il consorzio di tutela si tratta peraltro di un risultato «eroico», date le difficoltà causate agli agricoltori dalla siccità: «Gli associati – ha detto Gerardo Diana, presidente del Consorzio arancia rossa di Sicilia Igp – si sono organizzati con pozzi e laghi, visto che i consorzi di bonifica non hanno dato acqua. Hanno fatto sforzi folli per poter irrigare, anche di fronte a un importante aumento dei costi. E poiché l’acqua era limitata, si è dovuto anche scegliere cosa irrigare, ovvero su quali appezzamenti puntare, abbandonando le piante più vecchie e dando l’acqua a quelle giovani. Tanti agricoltori hanno lasciato perdere interi ettari, che poi magari ripianteranno ma che daranno i loro frutti solo dopo cinque anni».

Ridotte le perdite per la campagna 2024, ora i 500 produttori dell’Arancia rossa Igp si dicono preoccupati per la prossima annata: «Questi sforzi – sostiene Diana – non si possono fare continuamente e, finché non diventeranno operativi i desalinizzatori e il sistema di canali che collegherà le dighe, per l’agricoltura ci sarà sempre una vita difficile. Presto partirà un bando sui laghetti, che per noi sono essenziali, e sono partiti dei bandi sui pozzi, ma servono interventi immediati e liquidità immediata».

Per questo, dopo un confronto con l’altro grande consorzio agrumicolo siciliano, quello della Arancia di Ribera Dop, è stato redatto un documento comune e verrà chiesto un incontro al ministero dell’Agricoltura. Sul tavolo del governo il consorzio vuole porre anche il problema di Agricat, il fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni causati alle imprese agricole da eventi climatici estremi: «Noi lo vorremmo vedere funzionare – dice ancora Diana – abbiamo presentato le domande di risarcimento e non sappiamo che percorso stiano avendo». Al ministero i produttori siciliani chiedono, infine, il blocco anche per il 2024 delle cartelle esattoriali per il lavoro dei consorzi di bonifica.

Fonte: Il Sole 24 Ore