divieto di fumare a 10 metri da persone, multe o educazione al nuovo stile di vita?”

divieto di fumare a 10 metri da persone, multe o educazione al nuovo stile di vita?”

Dopo nove giorni dall’avvio del divieto di fumare a meno di 10 metri da altre persone, appare chiaro che l’obiettivo del Comune di Milano non è sanzionare quanto “indirizzare” i cittadini: ad oggi non è stata fatta nemmeno una multa. Dopo solo pochi giorni realisticamente non è stato possibile nemmeno verificare se ci siano stati comportamenti irregolari, sia perché la città è affollata di turisti, sia perché i vigili urbani potrebbero essere stati presenti in misura minore sulle strade.

L’opinione diffusa, anche dentro Palazzo Marino, è che comunque, alla fine, l’obiettivo non è fare multe, ma semplicemente spingere le persone a «fumare meno». Un’altra voce vicino alla Giunta comunale guidata dal sindaco Giuseppe Sala dice «si fa prima a invitare una persona a spegnere una sigaretta che a fare una multa». Perché, appunto, nel caso del divieto di fumo, l’obiettivo non è fare cassa, ma «educare ad un nuovo stile di vita». I vertici comunali, senza dirlo ufficialmente, pensano che sia meglio non fare alcuna multa.

Rivediamo le regole

Dal primo gennaio è entrato in vigore quanto già previsto dal Piano Aria e clima approvato dal consiglio comunale nel 2020 e entrato in vigore nel 2021 con i primi limiti ai fumatori nei parchi, all’interno degli impianti sportivi e nei cimiteri, ad eccezione di chi usa le sigarette elettroniche. Ora il divieto è stato esteso a tutte le aree pubbliche o «a uso pubblico incluso le aree stradali», con l’eccezione di «luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone». L’ammenda va da 40 a 240 euro. Anche in questo caso viene concessa una deroga per le sigarette elettroniche.

In concreto non si fuma non solo per strada, vicino ai negozi e nelle vicinanze delle fermate dei mezzi pubblici, ma nemmeno nei classici luoghi di incontro, come nei pressi dei dehors di bar e ristoranti. Fatto, questo, che ha subito irritato la Confcommercio di Milano, che ha parlato di battaglia ideologica non basata su elementi scientifici. Di altra opinione è invece l’Arpa Lombardia, secondo cui il fumo delle sigarette è responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili.

Milano è l’unica città ad avere imposto un limite così perentorio

Anche a Torino esiste una misura simile, ma si può aggirare se i presenti danno il loro consenso al fumatore. Però il dibattito si è diffuso anche in altre città, soprattutto della Lombardia. Il primo risultato della misura è stato infatti il clamore, essendo un’iniziativa divisiva, che mette in contrapposizione due schieramenti: chi pensa che la città debba proseguire nella spinta verso la sostenibilità ambientale e chi ritiene che si tratti di una scelta proibizionista e limitante delle libertà personali (l’opposizione di centrodestra ha interpretato questo secondo schieramento in consiglio comunale).

Fonte: Il Sole 24 Ore