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Drei (Fedagripesca-Confcooperative): «Servono più polizze smart contro le calamità naturali»
La futura riforma della Politica agricola Ue non potrà fare a meno di considerare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura. Un aspetto finora gestito solo con logiche emergenziali mentre è ormai evidente che eventi atmosferici estremi non sono più solo un’eventualità ma una componente strutturale con cui la produzione agricola deve confrontarsi. Di conseguenza lo sviluppo delle polizze assicurative in agricoltura deve diventare centrale nella Politica agricola Ue e diventarne il terzo pilastro alla pari di aiuti diretti e sviluppo rurale.
Ne è convinto il neopresidente di Fedagripesca-Confcooperative (3mila imprese cooperative agroalimentari e della pesca associate, con oltre 410mila soci e 75.900 addetti, per un fatturato che sfiora i 35 miliardi di euro), Raffaele Drei.
«Considerata la maggiore frequenza e intensità rispetto al passato delle calamità naturali – spiega Drei – la protezione assicurativa non può essere più un’iniziativa cautelativa degli imprenditori agricoli ma un elemento di competitività delle imprese, in particolare di quelle che investono e innovano e si espongono da un punto di vista finanziario e che, quindi, vanno protette»
I cambiamenti climatici stanno sconvolgendo anche il mondo assicurativo. In passato erano gli agricoltori restii ad assicurarsi, oggi si registra qualche resistenza anche da parte delle compagnie. «Il sistema assicurativo – prosegue Drei – sta soffrendo a causa della frequenza degli eventi. Le polizze sono sempre state presenti ma con una distribuzione non omogenea sul territorio e tra le diverse colture. Si sono storicamente diffuse nelle colture altamente specializzate come vigneto e frutteto che richiedono investimenti da parte delle imprese. Mentre in altre colture meno capital intensive oppure in areali nei quali il clima era più mite come nel nostro Mezzogiorno si accettava il rischio. Adesso invece intensità e frequenza degli eventi rendono questo modus operandi non più sostenibile sia per gli agricoltori che per le compagnie assicurative. Occorre correre ai ripari».
Un primo passo è stato fatto due anni fa con il varo di Agricat strumento finanziato con un prelievo forzoso del 3% sugli aiuti diretti Pac per costituire un fondo di solidarietà da integrare poi con altre risorse pubbliche. Un meccanismo che però ha stentato a decollare. «Si tratta di un percorso che abbiamo condiviso – aggiunge il presidente di Fedagri-Confcoop – ma che alla prova dei fatti ha mostrato molte criticità tanto che gli agricoltori solo nei giorni scorsi hanno saputo dell’invio delle comunicazioni per i risarcimenti relativi alle calamità di maggio 2023».
Fonte: Il Sole 24 Ore