Due lavoratori su 5 in cerca di nuove opportunità: la top ten dei lavori in crescita su LinkedIn
Avere un lavoro e nello stesso tempo cercarne un altro. E’ la condizione in cui vivono molte persone, soprattutto dal post pandemia che ha innescato un attivismo prima sicuramente meno diffuso. Inflazione e rincari di ogni genere hanno fatto ritornare al centro lo stipendio: guadagnare di più risulta essere la principale ragione per cui si valutano cambiamenti. A dirlo è il social più riconosciuto sui temi del lavoro, LinkedIn, che ha svolto una ricerca internazionale coinvolgendo 22mila persone nel mondo e poco più di un migliaio in Italia. E’ venuto fuori che nel nostro Paese, già con l’inizio dell’anno, più di due persone su cinque (il 44%) sono alla ricerca di nuove opportunità di lavoro in maniera attiva e inseriscono nella loro routine quotidiana uno spazio dedicato proprio a questa attività. Allargando l’obiettivo ai dati globali la quota di chi cerca attivamente lavoro si alza fino al 58%, quindi quasi 3 persone su 5. Rispetto al passato, però, metà degli intervistati sostengono che la ricerca sia diventata più difficile rispetto allo scorso anno. Tra chi sta valutando nuove opportunità professionali, come detto, al primo posto c’è l’aumento di stipendio come dice il 41% delle persone in Italia. A seguire il migliore work-life balance (27%), la voglia di trovare un nuovo contesto in cui poter crescere professionalmente (22%) e una maggior consapevolezza e volontà di mettere a frutto le proprie competenze (20%). Guardando l’altro lato della medaglia e cercando di capire perché si resta in un posto di lavoro la ragione principale è il buon equilibrio tra vita privata e professionale come dice il 30%, seguita da una valutazione positiva del clima di lavoro e del rapporto con i colleghi (24%).
La top ten dei lavori in crescita
Data la non facile impresa di far combaciare domanda e offerta di lavoro e l’alta quota di candidature che finiscono nel nulla, LinkedIn ha stilato anche una lista dei lavori in crescita, come si spiega Michele Pierri, senior managing editor di LinkedIn Notizie Italia: «La lista non è solo uno strumento per esplorare nuove opportunità professionali, ma anche una risorsa preziosa per comprendere i cambiamenti che stanno trasformando il mercato del lavoro. Ogni occupazione in classifica offre informazioni utili, come la disponibilità di ruoli da remoto, le competenze più richieste, le principali località e persino collegamenti a corsi LinkedIn Learning per chi desidera aggiornarsi. Dalla crescente domanda di competenze tecnologiche come l’intelligenza artificiale e la cybersecurity, fino alla riscoperta di professioni legate al turismo e agli eventi, questa classifica mette in luce i trend più rilevanti degli ultimi anni, aiutando lavoratrici e lavoratori a orientare il proprio percorso di crescita». In Italia, nella top ten ci sono il consulente di viaggio, l’ingegnere dell’intelligenza artificiale, l’hr administrator, l’addetto alle prenotazioni, il liquidatore di sinistri, il cyber security engineer, l’event specialist, il responsabile acquisti, il technical sales specialist e lo specialista marketing e comunicazione.
Il dilemma
Tornando al sentimento delle persone verso il lavoro, il principale dilemma resta quello tra lavorare per vivere o vivere per lavorare? L’equilibrio tra vita lavorativa e privata è un tema cruciale per tutti e quasi il 32% degli intervistati si dichiarano al momento soddisfatti. Con le donne più positive, tant’è che è in questa condizione il 34%, e gli uomini meno con il loro 30%. Più in generale, le risposte fanno emergere l’importanza della flessibilità nei tempi e luoghi di lavoro: quasi la metà (47%) degli intervistati in Italia conferma di voler lavorare per realtà che valorizzano questi aspetti, con le donne in prima linea (51%) e gli uomini meno interessati (43%). A dar più valore alla flessibilità e alla possibilità di lavorare da remoto è la GenX (45%) che supera di almeno 6 punti percentuali tutte le altre fasce di età considerate.
Le relazioni tra generazioni
In ambienti di lavoro ormai caratterizzati dalla presenza di tutte le generazioni la collaborazione tra i più giovani e i senior diventa un tema cruciale. In Italia, gli intervistati (21%) sostengono che, generalmente, i rapporti intergenerazionali sono considerati buoni, con occasionali incomprensioni dovute a differenti approcci al lavoro. A influenzare negativamente i flussi di lavoro sono, a detta del 19% dei professionisti, anche bias e stereotipi diffusi tra colleghi di diverse fasce di età. Il 17% ritiene che team comprendenti colleghi di età diversa possano portare a un arricchimento in termini di creatività e di capacità di insight, anche se la stessa percentuale rivela difficoltà proprio nel rafforzare la collaborazione e nel condividere idee. Le differenze tra generazioni si moltiplicano anche quanto si parla dell’adozione di nuove tecnologie: per il 34% dei professionisti, un importante motivo per integrarle attivamente è la necessità di acquisire nuove competenze, fondamentale per rimanere competitivi e fare progressi di carriera. I più propensi ad adottarle sono però i rappresentanti della GenZ (36%), che superano almeno di 6 punti i colleghi più anziani.
L’aiutino dell’intelligenza artificiale
Nelle ricerche sempre più persone si stanno facendo aiutare dall’intelligenza artificiale. Il 27% la utilizza già per inviare nuove candidature, soprattutto tra la GenZ dove la percentuale sale al 43%. Tra l’altro la GenZ con il 63% dei suoi rappresentanti che cerca nuove opportuntià è anche la più attiva, se confrontata con i millennial dove si dice intenzionato a cambiare lavoro poco più della metà, il 55%. Sull’intelligenza artificiale non sono pochi a nutrire perplessità sull’aiuto e l’efficacia: lo dicono quasi 2 persone su 5 (39%), mentre pochi di meno (37%) sono intenzionati a imparare a sfruttare al meglio il suo potenziale.
Fonte: Il Sole 24 Ore