Ecco cosa migliora il tessuto sociale di borghi e quartieri

Cosa fa aumentare il valore delle case? Cosa arricchisce la località? E accresce lo spirito della comunità? Ecco le risposte: i negozi, le vetrine del piccolo commercio di prossimità nei borghi e nei quartieri cittadini. Negozi che chiudono con una velocità impressionante: quattro all’ora in tutta Italia. Eppure gli italiani quando devono cambiare casa preferiscono scegliere una zona con negozi di prossimità che consolidano il senso di comunità, aumentano la sicurezza e accrescono il valore degli immobili. Chi invece ha la sfortuna di vivere in un quartiere con vetrine spente e saracinesche abbassate vive un mix di emozioni negative, tra la tristezza e la preoccupazione. È quanto rivela un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg nell’ambito del progetto Cities che si occupa di contrasto alla desertificazione commerciale nelle città italiane e sviluppo del valore sociale delle economie di prossimità.

Il ruolo oltre gli acquisti

In particolare quasi i due terzi degli intervistati (64%) spiega che i negozi sono soprattutto un’occasione di incontro che rafforza l’appartenenza alla comunità, ma anche un servizio attento alle persone fragili (59%), un presidio di sicurezza (57%), una garanzia di cura dello spazio pubblico (54%) e un facilitatore dell’integrazione (49%). Per quando riguardi di consumi, gli acquisti quotidiani di farmaci (64%) e tabacchi (59%) vengono effettuati prevalentemente negli esercizi vicini all’abitazione; per abbigliamento (64%), alimentari a lunga conservazione (60%), accessori per la casa (60%) e prodotti di elettronica (53%) i centri commerciali e le grandi strutture distributive (megastore, outlet, ecc.) diventano i luoghi di acquisto prevalenti rispetto agli esercizi commerciali in centro città dove quelle tipologie di beni registrano percentuali di acquisto tra il 2% e il 5%.

Invece la percezione dell’avanzamento della desertificazione porta con sé un forte sentimento negativo che spinge un italiano su cinque addirittura a ipotizzare di cambiare abitazione nel caso in cui il fenomeno dovesse acuirsi nella zona in cui abita. L’83% degli intervistati dichiara di provare un senso di tristezza di fronte alla chiusura dei negozi nelle strade della propria città e il 74% ritiene che tale fenomeno incida negativamente sulla qualità di vita nella zona di residenza. Forte è la consapevolezza della difficoltà di una loro riapertura: il 56% degli intervistati sostiene che difficilmente un negozio chiuso nel proprio quartiere verrà sostituito da un altro.

Così lungo la Penisola

Al Nord i processi di desertificazione sono segnalati dal 43% degli abitanti, al Sud questo avviene per il 31% degli intervistati; le chiusure sono maggiormente percepite nelle città tra 100 e 250mila abitanti, meno in quelle tra 30 e 100 mila. Diversa è anche la percezione del fenomeno tra chi vive nei grandi e nei piccoli centri: per i primi desertificazione è sinonimo di aumento del degrado urbano, riduzione della qualità della vita e riduzione della sicurezza, per i secondi sta a indicare prevalentemente riduzione delle occasioni di lavoro, aumento del rischio di spopolamento e riduzione delle occasioni di socialità. A livello geografico, al Nord emergono con particolare forza i timori per un aumento del degrado e per il rischio di esclusione degli anziani, mentre al Sud prevalgono le preoccupazioni per i riflessi occupazionali e i rischi di spopolamento.

Fonte: Il Sole 24 Ore