Ecco il laser per scoprire (in fretta) se l’acqua è inquinata

Ecco il laser per scoprire (in fretta) se l’acqua è inquinata

Dalla ricerca Enea arriva un sistema laser innovativo e rapido per scovare sostanze inquinanti nell’acqua. La sicurezza dell’acqua e della catena alimentare potranno essere garantite grazie all’analisi rapida effettuata con uno strumento laser in grado di scovare inquinanti anche a basse concentrazioni e in tempo reale.

Si tratta di un dispositivo messo a punto dall’Enea, costituito da un dispositivo laser portatile – già utilizzato con successo per rilevare la presenza di inquinanti nell’aria –grado di fornire informazioni anche sulla struttura chimica di inquinanti nell’acqua, grazie all’interazione della luce con le molecole. Quella che gli esperti definiscono una “tecnologia non distruttiva” che dà risposte rapide e inoltre non richiede particolari condizioni per le misurazioni. Non solo, la tecnologia può essere applicata direttamente sul campione senza nessuna preparazione.

«Abbiamo preso in esame gli inquinanti più comuni che è possibile trovare nelle acque di fiumi, laghi e bacini artificiali, come conseguenza di attività agricole e industriali – spiega Salvatore Almaviva, ricercatore dell’Enea del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia al Centro Ricerche di Frascati –. Queste sostanze mettono in pericolo gli ecosistemi naturali e rappresentano un rischio per la salute di uomini e animali quando quelle stesse acque vengono utilizzate per l’irrigazione in agricoltura e l’abbeveramento del bestiame, entrando così nella nostra catena alimentare».

Nel corso della ricerca, attraverso la spettroscopia Raman sono stati rilevati livelli di concentrazioni dei nitrati fino a 20 milligrammi per litro, ossia, «al di sotto dei limiti di legge (50 milligrammi per litro), mentre per i solfiti entro il valore soglia di 500 milligrammi per litro».
Per la ricerca gli studiosi dell’Enea hanno preso in considerazione il solfito di sodio, «il più rappresentativo dell’intera classe dei solfiti, che viene utilizzato nell’industria tessile come agente sbiancante, desolforante e nelle piscine per la sua azione declorante».
Il gruppo di lavoro ha inoltre svolto attività di ricerca su altri indicatori di inquinamento come i batteri coliformi, «che potrebbero proliferare nelle acque utilizzate in agricoltura», il glifosato e altri inquinanti atmosferici «provenienti dai gas di scarico delle automobili, che possono raggiungere i corpi idrici principalmente attraverso la loro deposizione sul terreno».

E poi i fosfati, «presenti in genere nelle acque a causa dell’uso di detersivi (da scarichi domestici), concimi e i pesticidi agricoli».
«La nostra tecnica di indagine si è dimostrata adeguata nel dare la caccia a nitrati e solfiti, mentre per i fosfati servono ulteriori studi di ottimizzazione e un miglioramento della sensibilità – sottolinea Antonia Lai, ricercatrice Enea impegnata nel progetto di studio –. I risultati ottenuti finora ci incoraggiano a proseguire non solo nel monitoraggio ambientale e delle risorse idriche ma anche in altri ambiti come la qualità e sicurezza alimentare e la security per rilevare minacce Cbrne, sfruttando la rapidità e semplicità del dispositivo nelle fasi di analisi e le sue caratteristiche di compattezza e maneggevolezza per le misure in-situ».

Fonte: Il Sole 24 Ore