Ecco l’impatto che quest’anno i fringe benefit avranno sui consumi degli italiani

Ecco l’impatto che quest’anno i fringe benefit avranno sui consumi degli italiani

Una spintarella pari a otto decimi di punto. Questo l’impatto che avranno i fringe benefit sui consumi degli italiani nel 2024 per via della stretta correlazione che ha questo strumento di welfare che “mette in tasca” dei lavoratori denaro sotto forma di buoni acquisto utilizzabili per fare la spesa ma anche comprare libri, corsi e fare il pieno all’auto. È quanto rivela un’indagine di TEHA (The European House-Ambrosetti) per Edenred Italia. Per quest’anno la Legge di Bilancio ha stabilito l’aumento della soglia di detassazione per i dipendenti senza figli a carico da 258,23 a 1.000 euro e la corrispondente riduzione della soglia per i dipendenti con figli a carico da 3.000 a 2.000 euro. Secondo TEHA, questa nuova impostazione potrebbe favorire una maggiore adozione dei fringe benefit da parte delle aziende e, di conseguenza, impattare positivamente sui consumi delle famiglie, che nel corso dell’anno dovrebbero registrare una crescita dello 0,8% rispetto al 2023. Lo scorso anno infatti solo il 28% delle aziende coinvolte nel corso dell’indagine ha offerto ai propri lavoratori fringe benefit per un controvalore fino alla soglia di esenzione massima di 3.000 euro. Il 40%, inoltre, dichiara di non avervi fatto ricorso, motivando la mancata adozione dello strumento con il timore di creare disparità e malcontento, causati dall’eccessiva differenza di trattamento tra lavoratori con e senza figli. D’altra parte, prosegue il sondaggio, per il 96% delle aziende i fringe benefit sono ritenuti un acceleratore di benessere e inclusione per i dipendenti che, per 4 intervistati su 5, devono poter usufruire di soglie di esenzione uguali per tutti, condizione quest’ultima che ne agevolerebbe un maggiore ricorso.

I fringe benefit si sono rivelati uno strumento fondamentale per il benessere economico in una fase segnata da una forte pressione inflattiva, che ha eroso il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti di oltre un terzo nel 2022 e di un ulteriore 4% nel 2023. In tale contesto, i fringe benefit hanno consentito di alleggerire i bilanci famigliari nelle voci di spesa soggette ai maggiori tassi di inflazione: nel 2023, oltre il 76% dei buoni acquisto rimborsati da Edenred è stato utilizzato per l’acquisto di prodotti alimentari (57%) e carburanti (19%), i cui prezzi hanno riportato tassi di inflazione più elevati della media. L’utilizzo dei fringe benefit, al pari di tutte le prestazioni di welfare aziendale, resta tuttavia uno strumento ancora sottoutilizzato e quindi con una relativa capacità di incidere sui redditi delle famiglie: mentre il welfare pubblico, per il quale nel 2021 la spesa è stata pari a 623 miliardi, ovvero il 34,9% del PIL (6° valore più elevato tra i paesi UE), sostiene il 37,6% delle entrate delle famiglie, le prestazioni private contribuiscono per appena il 2,7%.

Il ricorso ai fringe benefit ha preso impulso nel 2020, durante la pandemia, sulla spinta dei provvedimenti che ne hanno progressivamente ampliato la soglia di detassazione. Nella seconda metà del 2023, in particolare, l’introduzione con il Decreto Lavoro della soglia di detassazione differenziata, stabilita in 258,23 euro per la generalità dei lavoratori e alzata a 3.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico, ha permesso di incrementare del 3,4% i consumi delle famiglie rispetto al 2019, quando la soglia era fissata in 258,23 euro indistintamente per tutti i dipendenti. Il confronto è positivo (+1,5%) anche tra secondo semestre 2023 e 2022, quando la soglia venne alzata dapprima a 600 euro per tutti (Decreto Aiuti-bis, agosto 2022) e quindi a 3.000 euro (Decreto Aiuti quater) da novembre a dicembre 2022.

Fonte: Il Sole 24 Ore