Ecco perché la Bce potrebbe diventare più prudente
Un nuovo taglio. Le attese sono univoche, nella riunione di gennaio, la Banca centrale europea continuerà a ridurre il costo ufficiale del credito a brevissimo termine. Il tasso sui depositi, che in questa fase è più importante, scenderà quindi al 2,75%, dal 3% mentre quello di riferimento passerà quindi al 2,90 per cento. Con la prossima riduzione dei tassi saremo decisamente più vicini al livello neutrale, difficilmente calcolabile, ma che dovrebbe essere vicino – in base alle indicazioni della stessa Bce – al 2-2,50% (0-0,50% di tasso reale, più 2% di inflazione).
Inflazione ancora ostinata
Poi? Sarà molto importante capire i prossimi passi. L’inflazione non è completamente domata. A dicembre l’indice risultava in crescita annua del 2,4% mentre l’inflazione core è rimasa resta bloccata al 2,7% per il quarto mese consecutivo. Non è un andamento del tutto inatteso per la Bce che si aspetta, per fine anno, una media dell’inflazione core al 2,3%.
Servizi sempre surriscaldati
Le due componenti dell’inflazione core non accelerano né frenano. L’indice dei beni industriali (escluso l’energia) è allo 0,5% e risente della debolezza del settore, ma quello dei servizi – che riassume i prezzi più rigidi e, secondo alcuni economisti, riassume meglio le aspettative – non si smuove dal 3,9-4,1 per cento.
Nessun segnale di svolta
Anche nei dati trimestrali e semestrali annualizzati che, in alcune fasi almeno, potrebbero cogliere i punti di svolta, non si registrano segnali particolari di raffreddamento dei prezzi dei servizi, mentre i beni industriali e – di conseguenza l’indice complessivo – hanno già invertito il senso di marcia. Finora la Banca centrale europea è stata confortata dal fatto che le misure di mercato delle aspettative di inflazione – ben più importanti dei dati dell’inflazione – sono state molto positive: a metà dicembre gli inflation swaps 5y5y puntavano addirittura all’1,85%. Da allora però sono salite, riportandosi fino al 2,15%; ora oscillano intorno al 2,08%. Nulla di preoccupante, in ogni caso, ma la tendenza più recente, per quanto non necessariamente significativa, va tenuta sotto controllo.
Rendimenti a livelli neutri?
Le attese hanno già spinto i rendimenti vicini ai prossimi livelli definiti dalla politica monetaria – i tre mesi sono al 2,59% – mentre i tassi a lungo periodo sono risaliti ai livelli di luglio 2024, un rialzo che – tra migliori prospettive di crescita e maggiori rischi geopolitici – va sicuramente seguito con attenzione.
Fonte: Il Sole 24 Ore