Economia circolare: Italia a passo lento dopo Spagna, Francia e Germania nel taglio dei rifiuti aziendali

Economia circolare: Italia a passo lento dopo Spagna, Francia e Germania nel taglio dei rifiuti aziendali

La produzione di rifiuti aziendali delle imprese italiane cala, ma non raggiunge ancora i livelli degli altri Paesi europei più virtuosi. In quasi 20 anni, nel periodo tra il 2024 e il 2022 la quantità degli scarti di produzione e lavorazione (che si differenzia da quelli domestici) è diminuita del 17,8% passando a 378 milioni di tonnellate. Un dato basso rispetto alle percentuali che si registrano in Spagna dove il calo è stato pari a -57,3%, della Francia -47,8% e della Germania con un -41,8%. Il dato emerge da un’analisi di Interzero gruppo europeo specializzato nei servizi di economia circolare, che evidenzia come l’Italia si posizioni tra i primi 3 Paesi europei per tonnellate di rifiuti aziendali prodotti dopo Germania e Francia.

Italia fanalino di coda nel taglio dei rifiuti aziendali

Nel 2004, le tonnellate di rifiuti aziendali nel nostro Paese ammontavano a circa 458 milioni, e 19 anni dopo la riduzione non è andata oltre 80 milioni di tonnellate, mentre in Spagna si sono più che dimezzati scendendo da oltre 500 milioni a 213 milioni, e quasi dimezzati in Francia passando da 879 milioni di tonnellate a 459 milioni e in Germania dove nel 2004 erano oltre 1 miliardo e 100 milioni di tonnellate diventate poco più di 641 milioni a fine 2022.

Tendenza rallentata dai cambiamenti normativi

«La tendenza rilevata in Italia è certamente condizionata da una normativa in materia di rifiuti aziendali che negli ultimi vent’anni è stata soggetta a cambiamenti frequenti e a un difficile lavoro di interpretazione da parte delle imprese a cui sono stati chiesti costanti e continui aggiornamenti – dice Mario Bagna, amministratore delegato di Interzero Italia –. Un contesto normativo frammentato e talvolta poco chiaro può ostacolare l’adozione di strategie innovative, con una difficile propensione agli investimenti, compromettendo la competitività delle nostre imprese che si devono confrontare con un mercato sempre più basato sull’economia circolare».

Nell’Ue il calo complessivo è stato del 50%

C’è poi un dato più complessivo. Secondo l’analisi di Interzero, che prende in esame i dati Eurostat, la produzione di rifiuti aziendali nei 27 Paesi membri dell’Unione Europea «si è ridotta di circa il 50% dal 2004 al 2022, passando da quasi 7 miliardi e mezzo di tonnellate a 3 miliardi e mezzo quasi quanto l’intero volume (86%) del Monte Everest, ma anche come 1.300 volte il volume dell’Etna o 259 volte la superficie della Sicilia». La diminuzione più sostenuta si è verificata nel biennio 2008-2009, e da circa 10 anni le tonnellate di rifiuti prodotti dai paesi Ue rimangono stabili.

Rifiuti per impresa, Italia dodicesima

Ci sono poi i numeri che riguardano le singole attività produttive. Nella classifica relativa alle aziende al primo posto c’è la Bulgaria dove si registra una produzione media di rifiuti per impresa pari a 342 tonnellate l’anno. La Germania è al quinto posto con 202 tonnellate per azienda, il Portogallo 27,4 tonnellate. L’Italia è al dodicesimo posto con 82 tonnellate.

Fonte: Il Sole 24 Ore