Educazione affettiva e centri ascolto per lavorare sulla prevenzione
Cattivo esempio e scarsa attenzione. È lì che ha origine secondo Carla Garlatti, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’aumento costante dei reati sessuali tra i più giovani. Secondo il report realizzato dall’autorità garante insieme al servizio analisi criminale del dipartimento di pubblica sicurezza, il 33% dei giovani dichiara di subire atteggiamenti possessivi da parte del partner e, tra questi, il 66% delle ragazze confessa di subire pressioni riguardo l’abbigliamento.
«Il reato commesso da un minore – sottolinea Garlatti – è sempre il punto di approdo di una serie di fallimenti educativi commessi a tutti i livelli: famiglia, scuola e istituzioni. Oltre il 90% dei casi di violenza di genere avviene in famiglia ed è ovvio che chi cresce in un contesto del genere tenderà a replicarlo». Anche le istituzioni giocano un ruolo importante in questo senso, visto che secondo Garlatti c’è «un livello di violenza sempre più alto nel dialogo pubblico e i giovani che respirano questo clima reagiranno con la stessa aggressività». Alle istituzioni la garante imputa anche di aver finora dedicato al problema decisamente poca attenzione. «Basti pensare – spiega Garlatti – che nei casi di violenza assistita per molto tempo il minore non veniva nemmeno considerato una vittima».
Educazione affettiva
Altro aspetto su cui il nostro Paese è in ritardo è l’introduzione dell’educazione all’affettività come materia scolastica. «Quando, quattro anni fa, ne parlai per la prima volta – ricorda – durante un’intervista non venni nemmeno presa sul serio. Oggi almeno si inizia a parlarne». All’indomani dell’assassinio di Giulia Cecchettin il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara annunciò infatti l’introduzione nelle scuole di 30 ore facoltative per educare i giovani alle relazioni, prevedendo anche un investimento di 15 milioni di euro. Un progetto, secondo la garante, destinato all’insuccesso. «Poche ore fatte fuori dall’orario scolastico su base volontaria non hanno senso. Lo scorso 7 settembre però è stato firmato il decreto sulle linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica: 33 ore obbligatorie all’interno delle quali dovrebbe esserci anche l’educazione all’affettività. Non si sa di preciso come verrà trattata né quanto spazio le verrà dato ma mi auguro sarà adeguato».
La prevenzione dei femminicidi
La garante auspica inoltre che la commissione sul femminicidio si occupi di prevenzione con misure ad hoc. «Gli adolescenti vivono una fase particolare della vita e servono azioni cucite su di loro come, ad esempio, centri di ascolto dedicati e questionari di autovalutazione che aiutino le ragazze a prendere coscienza di essere delle vittime. Sono proposte che ho inviato anche alla presidente del Consiglio Meloni». Poco si sta facendo anche sul tema degli orfani di femminicidio, emergenza su cui ancora non esistono stime precise.
Osservatorio per gli orfani di femminicidio
«Verrà presentato – annuncia Garlatti – il progetto di un osservatorio per quantificare il reale numero degli orfani. Ma occorre fare chiarezza anche sul perché in pochi richiedano i fondi che consentono agevolazioni come la copertura delle spese mediche. Si tratta di fondi che rimangono inutilizzati anche se sappiamo che le famiglie che accolgono gli orfani ne hanno in realtà un gran bisogno» conclude Garlatti.
Fonte: Il Sole 24 Ore