Effetto Trump: Meloni “scala” la classifica dei premier europei lasciandosi dietro Macron e Scholz

Effetto Trump: Meloni “scala” la classifica dei premier europei lasciandosi dietro Macron e Scholz

Adesso sono in molti in Europa a guardare verso l’Italia di Giorgia Meloni. Sì perché , senza doverlo rivendicare, la premier italiana è in questo momento la leader con le maggiori chance per tenere un confronto costruttivo con la prossima amministrazione Usa. Al vertice in corso a Budapest il più raggiante era indubbiamente il padrone di casa, il primo ministro ungherese Viktor Orban tifoso di Donald Trump dalla prima ora.

Ma certo il leader magiaro non è in alcun modo candidabile a rappresentante della sponda europea. La sua vicinanza a Vladimir Putin, i suoi veti contro i finanziamenti all’Ucraina o alle politiche migratorie non lo rende un ambasciatore credibile per gran parte dei 27. Così come pure non possono esserlo però neppure i leader attuali dei due principali Paesi e cioè Germania e Francia, entrambi alle prese con una crisi politica interna che ne mina la leadership: Olaf Scholz è ormai un cancelliere che, oltre ad aver perso negli ultimi test elettorali il consenso popolare, adesso è privo anche della maggioranza parlamentare e questo porterà a breve la Germania al voto.; non meno pesante la crisi sul versante francese con Emmanuel Macron sempre più solo al comando e con un brusio costante di sottofondo su un suo possibile addio all’Eliseo prima della scadenza naturale del suo secondo mandato nel 2027.

Meloni invece ha il vento in poppa, ha una maggioranza solida e un consenso personale crescente ed è la Premier del terzo paese dell’Unione. Ma soprattutto in questi due anni e più di governo ha continuato a mantenere forte il suo rapporto con la destra americana parallelamente all’ottima relazione con l’amministrazione Biden. L’intesa con Elon Musk – il principale sostenitore di Trump che ha schierato la sua macchina social assieme centinaia di milioni di dollari a sostegno del candidato repubblicano – è la cartina di tornasole. Il patron di Tesla, X e space X è da anni oggetto delle attenzioni di Meloni. È stato più volte a Palazzo Chigi, lo ha avuto lo scorso dicembre come ospite d’onore ad Atreju, gli ha chiesto di essere lui a consegnarle a settembre il Global citizen aware.

Un equilibrismo spesso criticato ma che ora può dare i suoi frutti. Del resto è lo stesso adottato anche a Bruxelles. Meloni ha costruito un rapporto diretto con Ursula von der Leyen e con anche altri leader di destra e non solo divenendo una sorta di pontiere tra la i vertici europei e la destra sovranista utile in più occasioni per ammorbidire i veti dei suoi alleati più estremi a cominciare da Orban. E che questo equilibrismo abbia funzionato, che non l’abbia penalizzata lo dimostra il fatto che nonostante il “no” al bis di von der Leyen proprio Ursula abbia scelto di assegnare per la prima volta a un esponente del gruppo dei Conservatori guidato da Fratelli d’Italia, e cioè a Raffaele Fitto, il ruolo di vicepresidente esecutivo, provocando le ire dei socialisti (che continuano a minacciare di non votarlo) ma ottenendo il placet convinto del Ppe.

Adesso la partita è molto più complicata. Trump ha già annunciato una stretta protezionista con un incremento dei dazi che potrebbe provocare un ulteriore caduta dell’economia europea e che sarebbe avvertito soprattutto dai Paesi esportatori: Germania, Italia e Francia su tutti. Per noi si parla di costi tra i 4 e i 7 miliardi. Poi c’è l’altro grande tema e anche questo non meno pesante: la politica estera e di difesa di Trump. Gli encomi di Putin non promettono bene. Meloni e tutto il vertice europeo in questi anni ha sempre sostenuto Zelensky. Ma senza gli Usa la capitolazione di Kiev è certa. Così come un minore impegno americano nella Nato, che lo stesso Trump in passato ha minacciato, renderebbe l’Europa pericolosamente scoperta. L’Italia è tra quei paesi che non ha mantenuto l’impegno di raggiungere il tetto di spesa per la difesa al 2%. E proprio in questi giorni il ministro dell’economia Giorgetti ha confermato che si tratta di un target al momento non raggiungibile. La partita è appena cominciata e si annuncia densa di pericoli. Ma non c’è alternativa: bisogna giocarla.

Fonte: Il Sole 24 Ore