Eleonora Danco, un pot-pourri emozionante e vitale

Eleonora Danco, un pot-pourri emozionante e vitale

Come tutti noi, se vuole, Eleonora Danco – attrice, regista, autrice e performer non per forza in quest’ordine – riesce a correre, a urlare, a fermarsi, a osservare, a urlare ancora, a interrogarsi, a incazzarsi e poi, eventualmente, a correre di nuovo. Se vuole, può essere un’Anima in pena, come il nome del personaggio che interpretava nel suo primo, premiatissimo film, N-Capace, un esordio a dir poco straordinario di dieci anni fa, quando vagava (e noi spettatori con lei) tra gli anziani e gli adolescenti laziali, tra domande scomode e risposte che ferivano, destabilizzavano, inquietavano, ma al tempo stesso affascinavano, fino a farci persino sorridere.

Eleonora Danco è così: un pot pourri emozionante e vitale in cui ognuno può scoprire un visibile anche quando non c’è. Continua a spostarsi da un posto a un altro senza una meta precisa anche in N-Ego, il nuovo film che ha presentato di recente al Torino Film Festival e che presto uscirà nelle sale, in cui indossa una maschera da manichino di De Chirico, muovendosi tra misteri e personaggi vari, malinconia e illusioni, simbolo universale – lei per prima – di una società segnata dal tempo che sembra non seguire più nessun orologio tra il reale e l’onirico.

Bocconi Amari-Semifreddo

Con Bocconi Amari-Semifreddo – il suo nuovo spettacolo in programma al Teatro Vascello di Roma fino al 16 febbraio prossimo – ci regala il suo spettacolo più drammatico: non corre, ma va piano, perché ha una gamba che nella finzione deve funzionare poco; non interpreta una donna, ma un capofamiglia a metà tra Scrooge di Dickens e un personaggio qualunque bunueliano, avvolto da un egoismo che ha la meglio su un surrealismo in cui si muove – non certo in punta di piedi – sua moglie – una Orietta Notari da lode, che la regista/attrice/autrice ha scelto via zoom- che fa di tutto pur di farsi notare da lui e dai tre figli. Cucina, lava, stira, consiglia, si prende cura, aiuta e rimprovera, anche se l’unica cosa che vorrebbe fare davvero è l’amore con quell’uomo. E invece no. Lei finisce con l’essere La metà di niente, citando il titolo del celebre bestseller di Catherine Dunne. Si ritrova nelle liti dei due figli maschi – (Federico Majorana e Lorenzo Ciambrelli), due ragazzi senz’arte se non quella del rinfaccio, delle pretese, dei confronti, di altri rimproveri e botte – e nei deliri di sua figlia (Beatrice Bartoni), anche lei avvolta nei costumi creati ad hoc da Massimo Cantini Parrini. Danco ci butta così nel buio di un palcoscenico dove la vera luce è la sua voce bassa da cui escono parole taglienti che colpiscono, che irrigidiscono e che fanno riflettere fino ad affondare in un mare di lacrime e sentimenti, interrotte dai miniciccioli che all’improvviso getta a terra facendoli esplodere. Se fosse stato possibile, conoscendola, sul palco avrebbe voluto gettare un grande petardo. Il ‘prima’ (Bocconi Amari) – scritto nel 1999 per il Teatro Stabile di Parma e la ‘vecchia’ Rai Sat – diventa un ‘poi’ nel secondo atto (Semifreddo), ambientato venti anni dopo, quando l’assenza e altre presenze si fanno sentire, un testo duro e crudo che ha scritto di notte ascoltando i Doors. Le emozioni e le azioni, i gesti e le parole che dice e che fa dire hanno un sapore che confonde come quel dolce che è caldo e freddo insieme. Tutti danzano al suo comando e si ritrovano in uno stato di trance allucinatorio che esprime le immagini più profonde del loro subconscio e della famiglia, dove c’è chi fugge e c’e’chi resta. Da adulto, però, è davvero tutto più difficile. Le liti sono spesso dietro il risvolto di un tovagliolo e fanno uscire rimpianti, altri rinfacci, errori e non detti. Tutto serve per capire, far capire e poter continuare a (soprav)vivere nella famiglia originaria come in quella che uno può crearsi. Che è sempre alternativa, si badi bene, mai sostitutiva.

Eleonora Danco denuncia sempre ciò che non le è piaciuto. Di lei che mangiava solo biscotti resta solo un bacarozzo nero, la sua condizione interiore, che è riuscita a rompere per diventare una farfalla e prendere il volo. Un gesto coraggioso per fare uscire finalmente se’ stessa, con tutti i pregi e difetti e quindi, ciò che merita, sono solo tanti applausi.

Bocconi Amari-Semifreddo Teatro Vascello Roma Fino al 16 febbraio 2025

Fonte: Il Sole 24 Ore