Elezioni in Libano, voto conferma equilibri, Hezbollah resta forte
Ai libanesi che chiedevano a gran voce il “cambiamento” in un paese segnato dalla peggiore crisi economica della sua storia, da un movimento di contestazione senza precedenti e dalla devastante esplosione del porto di Beirut, le urne hanno confermato il dominio delle forze dominanti secondo una spartizione di quote politiche più o meno invariata. È ancora presto per misurare la capacità delle forze dette di “opposizione” di ottenere alcune manciate di seggi, in un parlamento composto da 128 scranni ripartiti in maniera bizantina secondo linee confessionali che rafforzano il potere dell’elite.
Hezbollah mantiene e in qualche caso si rafforza
In attesa dei risultati definitivi attesi per lunedì 16 maggio, le indicazioni preliminari giunte finora dalle 15 circoscrizioni indicano che il movimento sciita armato filo-iraniano Hezbollah e i suoi alleati hanno mantenuto e, in certi casi rafforzato, le proprie posizioni.
Spaccata la comunità cristiano maronita
Analogamente, la comunità cristiano maronita rimane spaccata in diverse aree nella tradizionale rivalità tra il partito delle Forze libanesi, sostenuto dall’Arabia Saudita in funzione anti-iraniana, e la Corrente patriottica libera, fondata dal presidente della repubblica Michel Aoun, guidata dal genero, Gibran Bassil e alleata di Hezbollah.
Perdono terreno i sunniti
La comunità sunnita sembra aver perso terreno a causa dell’assenza di una figura coesiva come l’ex premier Saad Hariri, ritiratosi dalla vita politica nei mesi scorsi dopo esser stato per anni un protetto di Riad in Libano e poi un alleato degli stessi Hezbollah. La comunità ha quindi espresso un voto frammentato nelle diverse località, mentre nelle roccaforti beirutine di Hariri il boicottaggio è apparso massiccio: nel quartiere di Tariq Jdide sono state montate delle piscine dove ragazzi hanno fatto il bagno in segno di disinteresse nei confronti delle urne.
Primi dati: affluenza inferiore al 50%
In attesa dei dati definitivi dell’affluenza, i primi dati registrano una percentuale di votanti inferiore al 50%. Alle precedenti consultazioni del 2018 l’affluenza non aveva superato il 49%. Un dato in parte atteso, ma che è risultato evidente nella circoscrizione di Beirut est, a maggioranza cristiana, dove sin dal mattino le strade apparivano deserte e il traffico inesistente. Scenario completamente diverso nelle enclave sciite di Beirut ovest, dove una folla di elettori, condotti passo passo da delegati elettorali di Hezbollah e del partito sciita alleato Amal, si è recata alle urne al chiasso di inni militareschi e del passaggio continuo di scooter, guidati da giovanissimi sostenitori del Partito di Dio in barba al divieto, deciso solo per oggi, di circolazione delle due ruote. Nelle zone periferiche del paese, nell’Akkar, nel Monte Libano e soprattutto nella valle orientale della Bekaa si sono registrati diversi episodi di violenza tra schieramenti rivali.
Fonte: Il Sole 24 Ore