Emilia-Romagna, 210 milioni per i beni mobili distrutti dal fango
Arrivano i contributi ai privati che hanno subito danni ai beni mobili durante l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e alcune aree di Toscana e Marche nel maggio 2023. Nel decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri, dove hanno trovato posto anche le norme urgenti sulla sicurezza del G7 e le Olimpiadi Milano-Cortina, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha inserito le disposizioni più volte sollecitate da amministratori locali e cittadini. E ha messo nero su bianco la proroga al 31 dicembre (anticipata dal ministro al Sole 24 Ore del 15 maggio) del commissario alla ricostruzione, Francesco Paolo Figliuolo, e della struttura commissariale, in scadenza al 30 giugno.
Per i beni mobili, dagli arredi agli elettrodomestici, i contributi saranno forfettari, commisurati al numero e alla tipologia dei vani dove erano collocati, nel limite di 3.200 euro se il locale è la cucina e di ulteriori 700 euro per ognuno degli altri, fino a un importo massimo di 6mila euro per abitazione. Somme che saranno riconosciute al netto degli indennizzi assicurativi eventualmente ricevuti dal beneficiario proprio per i danneggiamenti ai beni mobili. I destinatari potenziali sono stimati in 35mila. I 210 milioni sono autorizzati a valere sulla contabilità speciale del commissario, al quale il decreto trasferisce 560 milioni di risparmi sui crediti d’imposta per le imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas, come aveva stabilito il Dl proroghe 132/2023.
Il provvedimento prova anche a liberare le aree a più alto rischio idrogeologico, estendendo alla finalità della delocalizzazione, e dunque dell’acquisto di abitazioni o fabbricati in altre zone, i contributi per la ricostruzione privata previsti dal decreto legge 61/2023: potranno arrivare fino al 100% delle spese. Maglie più larghe, inoltre, per le assunzioni a termine per le attività amministrative e tecniche di ricostruzione nei Comuni, che in assenza di profili idonei nelle graduatorie di altre amministrazioni già vigenti potranno procedere anche attraverso una selezione per soli titoli e colloquio.
Cambia poi il novero dei possibili soggetti attuatori degli interventi: a Regioni, ministeri della Cultura e delle Infrastrutture, Agenzia del Demanio, diocesi, università, enti locali e consorzi di bonifica il commissario può aggiungere altre amministrazioni dello Stato, Asl, società in house (previa convenzione), enti pubblici economici, Afam, partecipate e loro controllate. Quanto alla ricostruzione pubblica, l’ultimo dei cinque piani previsti, quello sulle infrastrutture stradali, si allarga alle ferrovie: gli interventi saranno disegnati attraverso convenzioni con Anas e Rfi.
Il decreto chiarisce poi che per la ricostruzione dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009 si può usare la quota di finanziamento per servizi tecnici deliberata dal Cipess anche per le spese di funzionamento degli Uffici speciali della ricostruzione dell’Aquila e degli altri Comuni del cratere.
Fonte: Il Sole 24 Ore