Energia, la geotermia punta alle perforazioni in profondità

Energia, la geotermia punta alle perforazioni in profondità

Il progetto più interessante è quello in corso a Geretsried, in Alta Baviera, dove la società geotermica Eavor ha raggiunto nel 2024 una profondità di oltre 5 chilometri con due pozzi verticali, utilizzando una delle più grandi trivelle esistenti al mondo per creare un impianto a circuito chiuso su scala commerciale, l’Eavor Loop. Il sistema funziona come un enorme radiatore, che mira a portare il calore geotermico in superficie senza estrarre i fluidi circolanti sottoterra, quindi immettendo acqua fredda nel condotto di andata, che viene riscaldata in profondità e poi torna in superficie dove verrà utilizzata per generare elettricità e riscaldare le case dell’abitato, senza emissioni. La capacità di questo primo impianto, che sarà operativo nel giro di pochi mesi, è di 64 megawatt di potenza termica e 8,2 megawatt di potenza elettrica. Un secondo impianto vicino a Hannover è già in fase di preparazione. Eavor, che si è assicurata il sostegno di Bp e Microsoft, ha sviluppato questo progetto anche con l’aiuto di 91,6 milioni di euro dal Fondo europeo per l’innovazione e con 130 milioni di finanziamento da un consorzio di banche internazionali guidate dalla Bei.

L’approccio a circuito chiuso evita alcuni dei problemi della geotermia tradizionale, ad esempio le emissioni di gas pericolosi, come l’idrogeno solforato, che i sistemi geotermici a circuito aperto possono provocare, e anche le contaminazioni che possono verificarsi quando i fluidi geotermici vengono estratti da pozzi profondi, come ha scoperto l’Iceland Deep Drilling Project nel 2009. Il progetto islandese perforò inavvertitamente una camera magmatica nel vulcano Krafla, a 2 chilometri di profondità: il vapore bollente emesso da questo pozzo era talmente acido da portare a sigillare il pozzo.

Un altro progetto europeo di perforazione profonda è quello di Ga Drilling, che sta esplorando in Slovacchia una tecnologia di perforazione al plasma pulsato, basata su scariche elettriche ad alta energia molto brevi, che disintegrano la roccia senza fonderla. L’obiettivo attuale è arrivare a 8 chilometri di profondità, per poi superare in prospettiva i 10 chilometri. Le trivelle al plasma pulsato sono anche al centro delle ricerche di un consorzio europeo guidato dal gruppo Geothermal Energy and Geofluids, con partner in Germania e Svizzera. Queste profondità consentiranno un accesso quasi universale all’energia geotermica.

Fino a 20 chilometri nel sottosuolo

Quaise Energy, uno spin-off del Massachusetts Institute of Technology, punta a bucare la crosta terrestre fino a 20 chilometri di profondità, per raggiungere temperature di 500°C o più. Il team di Quaise attinge ad anni di ricerca sulla fusione nucleare e sta sperimentando la perforazione con fasci di energia a onde millimetriche, che vaporizzano persino la roccia più dura. L’idea è concentrare un fascio di radiazioni ad alta potenza simile alle microonde, ma a una frequenza più alta, su un segmento di roccia, riscaldandolo fino a 3mila °C, in modo che fonda e vaporizzi. Finora la tecnologia è stata testata solo in laboratorio, praticando fori poco profondi in campioni di roccia relativamente piccoli, ma l’azienda è nella fase finale dei test di laboratorio e sta per iniziare le prove sul campo.

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Fonte: Il Sole 24 Ore