Entrano in vigore i dazi Usa contro Canada e Messico. Le reazioni di Cina e India

Entrano in vigore i dazi Usa contro Canada e Messico. Le reazioni di Cina e India

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – È arrivato il D-Day, il giorno dei dazi contro Canada e Messico. La vigilia è iniziata con un articolo di giornale a Pechino, è proseguita con un volo in partenza da New Delhi e si conclude dall’altra parte del mondo con due governi, quello canadese e quello messicano, con l’orecchio a terra in attesa delle decisioni del presidente Usa più imprevedibile di sempre.

Cina

A dare il via alla giornata di ieri è stato un pezzo del Global Times, il tabloid in lingua inglese con cui il Partito comunista cinese illustra la propria linea al di fuori dei confini nazionali. L’articolo in questione, citando una fonte anonima, ha fatto sapere che Pechino sta mettendo a punto la risposta al raddoppio, dal 10 al 20%, dei dazi annunciato per oggi da Donald Trump. Da quanto scrive il Global Times si evince che il bersaglio sarà l’industria agroalimentare e che le contromosse cinesi non saranno solo tariffarie.

Lo scorso anno le esportazioni di cibo e prodotti agricoli made in Usa verso la Cina sono calate del 14% rispetto al 2023, quando si contrassero del 20% rispetto all’anno prima. Ma giudicare come scarsamente rilevanti le possibili tariffe cinesi solo sulla base, base che va ridimensionandosi, sarebbe un errore. Per gli agricoltori americani, quello cinese resta, nonostante tutto, il primo mercato verso cui esportano e, al netto di tutti i tentativi di diversificazione, rimane «insostituibile». Lo scorso anno, metà della soia made in Usa è finita in Cina, generando 12,8 miliardi di dollari.

India

Per un Paese che affila le armi ce n’è un altro che vuole continuare a trattare. Ieri mattina il ministro indiano del Commercio e dell’Industria Piyush Goyal ha cancellato tutti i suoi impegni fino all’8 marzo ed è salito su un volo diretto a Washington. La minaccia di Trump per l’India è meno imminente di altre, si parla di aprile, ma non meno seria: reciprocità delle tariffe. Secondo le stime di Citi Research un’operazione del genere potrebbe costare a New Delhi 7 miliardi di dollari di esportazioni verso gli Usa. Di qui la necessità di continuare a trattare e offrire qualcosa di più sostanziale del taglio ai dazi sul bourbon del Tennessee portato in dono dal premier Narendra Modi durante la sua visita negli Stati Uniti.

Fonte: Il Sole 24 Ore