
Entro dieci anni sei milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti dall’Intelligenza artificiale: a rischio contabili, bancari e statistici
Le donne sono più esposte degli uomini, dal momento che il livello di esposizione all’IA aumenta con il grado di istruzione, con l’effetto di aumentare il gender gap a svantaggio della popolazione femminile di lavoratrici che rappresentano il 54% dei lavoratori ad alta esposizione di sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarità.
Il divario con l’Europa
Nel 2024 solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza l’IA, contro la media europea del 13,5%: siamo lontani dal 19,7% della Germania, e restiamo al di sotto dell’11,3% della Spagna e al 9,91% della Francia. Il divario è particolarmente evidente nei settori del commercio e della manifattura, dove l’Italia registra tassi di adozione inferiori alla media europea. Pesa probabilmente la struttura del nostro sistema produttivo che vede numericamente la forte prevalenza di micro imprese e PMI.
Ma anche guardando l’evoluzione dell’utilizzo dell’IA negli ultimi anni, mentre l’Italia ha fatto registrare un andamento altalenante passando dal 6,2% del 2021 al 5%del 2023, per attestarsi all’8,25 del 2024, l’Unione europea nello stesso arco temporale saliva dal 7,6% all’8% per poi raggiungere lo scorso anno il 13,5%.
Altro dato interessante: nel biennio 2025-2026, il 19,5% delle imprese italiane prevede di investire in beni e servizi legati all’IA, con percentuali più alte nel settore informatico (55%) e più basse nella ristorazione (1,4%). Le grandi imprese mostrano una maggiore propensione all’investimento rispetto alle PMI.
In ricerca sviluppo investiamo l’1,33% del Pil contro il 2,33% della Ue
Il report di Censis e Confcooperative evidenzia i ritardi negli investimenti in ricerca e sviluppo. L’Italia investe l’1,33% del PIL rispetto alla media europea del 2,33%. L’obiettivo UE è arrivare a una media del 3% per il 2030, soglia già superata dalla Germania che investe il 3,15%, mentre la Francia investe il 2,18%, più di noi ma lontana dall’obiettivo fissato per il 2030. Anche su questo dato incide la struttura del nostro sistema produttivo dal momento che le micro imprese sono generalmente meno propense ad investire in ricerca e sviluppo.
Fonte: Il Sole 24 Ore