«Entro l’estate il piano per la costellazione italiana»
Due settimane prima che l’ipotesi di un accordo tra il governo e la SpaceX di Elon Musk diventasse il caso politico di inizio 2025, l’Agenzia spaziale italiana aveva avuto mandato di studiare il progetto per una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa. Teodoro Valente, presidente dell’Asi, spiega in questo colloquio con Il Sole 24 Ore quali sono gli obiettivi del progetto e ne delinea i tempi: «Al massimo entro l’estate, ma probabilmente anche prima, saremo pronti». Valente non si sovrappone né commenta le comunicazioni ufficiali fornite dal governo sull’affaire Musk ma dalla sua descrizione emerge chiaramente che la costellazione nazionale allo studio andrebbe a fornire proprio la tipologia di servizi che SpaceX (attraverso Starlink, l’unità di business per internet via satellite) ha offerto all’Italia per le comunicazioni strategiche, a partire da quelle della Difesa e della rete diplomatica degli Esteri.
«La differenza sostanziale sta ovviamente nei tempi – dice Valente – perché da un lato, per Starlink, si parla di circa 6.800 satelliti già in orbita, dall’altro di un progetto che per la sua operatività richiederebbe qualche anno». Un’ipotesi, su cui Valente preferisce però non esprimersi, potrebbe essere quella di definire con un soggetto privato un accordo ponte fino a quando il progetto europeo Iris², e la costellazione italiana che in questa potrebbe essere integrata, taglieranno il traguardo. Per ora il presidente dell’Asi si limita ai fatti, cioè all’incarico che il 23 dicembre l’Agenzia ha ricevuto dal Comint (Il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio, presieduto dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso), nella stessa seduta in cui è stato approvato il documento con gli indirizzi di governo in materia spaziale e aerospaziale fino al 2030. «Ci è stato affidato uno studio di fattibilità preliminare sulla realizzazione di una costellazione nazionale in orbita di telecomunicazioni satellitari a bassa latenza e sicura, perché si parla di dati che sono criptati. Svolgeremo il lavoro di concerto con altre istituzioni, come la Difesa, visto che si tratta di servizi dual-use, cioè con potenziali applicazioni sia per il settore civile sia per quello militare oltre che per la rete diplomatica».
Nello specifico, aggiunge Valente, «l’Asi dovrà individuare e definire una possibile architettura avendo come punto di riferimento in termini di copertura il Mediterraneo allargato, valutare la capacità del sistema industriale nazionale di realizzare e mettere in orbita gli asset che sono necessari, calcolare le risorse necessari, il possibile business model oppure ragionare in termini di costo-benefici». Entro l’estate, o già in primavera, secondo Valente, lo studio dovrebbe essere pronto. Anche perché sembra chiaro che, già molto tempo prima dell’investitura ufficiale da parte del Comint, l’argomento sia stato oggetto di valutazioni interne.
L’impressione del presidente dell’Asi è che l’industria italiana abbia le potenzialità per sostenere il progetto e – anche se su questo non si sbilancia – il divario dei costi rispetto a una possibile soluzione privata chiavi in mano come quella di Musk non sia poi così ampio come si è detto negli ultimi giorni. A spianare la strada al progetto nazionale, in termini normativi, osserva l’Asi, è l’articolo 25 del Ddl governativo sulla space economy all’esame della Camera, nel punto in cui si prevede che il ministero delle Imprese e del made in Italy provvede alla costituzione di una riserva di capacità trasmissiva nazionale attraverso comunicazioni satellitari. Tutt’altro che una norma pro Starlink dunque, secondo questa interpretazione
Lo studio di fattibilità, sottolinea ancora Valente, camminerà in parallelo alle altre attività che l’Asi sta conducendo come l’implementazione dei progetti finanziati dal Pnrr, sui quali al momento sono stati rispettati i target del cronoprogramma. Poi c’è ovviamente tutto il filone dei programmi che discenderanno dagli indirizzi approvati dal Comint il 23 dicembre. «In quella seduta, rafforzando i legami con un nostro partner di riferimento quale gli Stati Uniti – ricorda Valente – c’è stata l’assegnazione di 130 milioni come quota parte di finanziamento al programma Nasa Artemis “Moon to Mars” per la realizzazione del primo modulo abitativo lunare, che sarà di manifattura italiana». Sono arrivati contemporaneamente gli indirizzi di governo sulla cui base l’Agenzia elaborerà il documento di politica spaziale nazionale. Gli indirizzi approvati dal Comint, dice il presidente Asi, «evidenziano il valore e i ritorni delle attività che sono svolte nello spazio per la società e fissa una serie di priorità programmatiche: lo sviluppo di servizi. Il coinvolgimento delle aziende “non space”, la promozione dell’attività di ricerca in ambiti avanzati come biomedicina, biotecnologie, IA, tecnologie quantistiche, nuovi materiali, robotica; il focus sul sostegno all’internazionalizzazione delle imprese: l’importanza della diplomazia spaziale, di cui abbiamo avuto prova negli ultimi periodi, e la definizione del posizionamento del Paese mantenendo la leadership sull’osservazione della terra e potenziando il nostro ruolo in settori critici come le telecomunicazioni, la navigazione, la sorveglianza, la difesa planetaria, l’esplorazione e i servizi in orbita».
Fonte: Il Sole 24 Ore