Eolico offshore, operatori si preparano alle aste del Fer 2

Eolico offshore, operatori si preparano alle aste del Fer 2

Eolico offshore, in attesa che il ministero dell’Ambiente annunci i porti del Sud che saranno interessati dallo sviluppo della cantieristica navale dedicata – occhi puntati su Taranto, Augusta Brindisi e Civitavecchia -, gli operatori si preparano a partecipare alle aste di marzo del Fer 2, che per questa tecnologia mette a bando incentivi per 3,8 GW di capacità. Tra i punti critici: gara aperta a chi non ha ancora tutti i via liberi necessari, con il rischio di finanziare progetti che poi non vedranno la luce, e tariffe troppo basse.

Il parco Med Wind di Renexia

Riccardo Toto, direttore di Renexia, la società del gruppo Toto che sta sviluppando Med Wind, parco offshore da 2,7 GW e 9,5 miliardi d’investimento a 80 km al largo di Mazara del Vallo, il progetto più grande del Mediterraneo, spiega: «Il decreto Fer prevede la necessità di partecipare all’asta dell’eolico offshore solo con la Via (Valutazione d’impatto ambientale, ndr) e non con l’Autorizzazione unica (Au), rilasciata al termine di un procedimento svolto nell’ambito della Conferenza dei servizi alla quale partecipano tutte le amministrazioni interessate. Statisticamente, solo il 60% di chi ha la Via raggiunge anche l’Au. Questo è un problema: c’è il rischio che contingente messo al bando venga saturato, ma poi venga utilizzato solo in parte, solo per i progetti che giungeranno alla fine dell’iter autorizzativo. Con i fondi bloccati per 60 mesi, che è il tempo necessario a consegnare l’impianto. Per la parte di eolico onshore invece per partecipare è necessario avere sia Via che Au».

Per non parlare dei costi: «Per Med Wind di oneri di Via abbiamo pagato 5 milioni di euro. Altri 5 serviranno per cominciare il processo per l’Au. Come mai costa così tanto? Noi comunque andiamo avanti e ci aspettiamo di completare l’iter del parco entro giugno-luglio 2025», chiosa Toto. Due i porti interessanti che la società sta vagliando per le operazioni legate a Med Wind: Augusta e Punta Cugno (accanto ad Augusta): «Se queste infrastrutture avranno fondi anche dal Mase bene, altrimenti nei nostri investimenti noi abbiamo già il necessario per le nostre lavorazioni», osserva Toto. Mentre sul sito dove sorgerà il polo produttivo annunciato con MingYang, conferma la valutazione di aree a Brindisi, Taranto, Ortona (Chieti): «Decideremo entro gennaio».

Per Nadara e BlueFloat progetti per 5,2 GW

Anche Ksenia Balanda, direttrice generale della partnership tra Nadara (ex Falck Renewables) e la spagnola BlueFloat Energy, mette l’accento sui costi di una tecnologia «complicata a con taglie mai considerate prima per le rinnovabili»: «Servono regole operative che recepiscano queste particolarità». Il riferimento è a quelle del Fer 2, di cui si attende la pubblicazione prima delle aste in primavera: «Le tariffe (185 euro per MWh, ndr) sono quelle del 2020, qualcosa va fatto. Poi ci sarebbe da lavorare sui livelli di indicizzazione, non paragonabili a quelli previsti per il Fer X. Bisogna tener conto dell’inflazione. Le tariffe del Fer 2 durano 25 anni: è un periodo molto lungo, penalizza il settore, gli operatori lo prenderanno come rischio che va mitigato e protetto attraverso un prezzo adeguato. Per i primi progetti di taglia industriale bisognerebbe prevedere la possibilità di fare economie di scala, di avere maggiore flessibilità. Ci sono strumenti operativi in altri mercati che funzionano: il phasing, per esempio. Un operatore propone un impianto unico da realizzare in 4-5 fasi: se lo aggiudica tutto insieme e allo stesso prezzo, poi lo consegna a tappe».

Nadara e BlueFloat hanno in Italia 6 progetti eolici marini galleggianti al largo delle coste di Puglia, Calabria e Sardegna per 17,5 miliardi di euro di investimenti e 5,2 GW di capacità installata: «I due impianti pugliesi, per oltre 2 GW, sono nella fase finale della Via, speriamo di essere in tempo per poter partecipare alla prima asta del Fer 2. C’è un investimento da oltre 7,5 miliardi di euro per due i parchi, il primo al largo di Brindisi, l’altro di Lecce: comprende anche la parte legata a costruzione, assemblaggio, manutenzione. L’auspicio è che la scelta del governo cada sui porti di Taranto e Brindisi, entrambi strategici per l’eolico offshore».

Fonte: Il Sole 24 Ore