Equo compenso e Iscro, i nodi per i 444mila senza Albo

Sono 444mila i professionisti non iscritti a Ordini, sostanzialmente stabili rispetto a due anni fa. Formano una galassia di attività estremamente vasta che spazia dagli amministratori di condominio ai mobility manager, dagli insegnanti di yoga ai tributaristi, dagli influencer ai family officer. Mentre sono 413 le associazioni di categoria censite dal Mimit nell’elenco nato con la Legge 4/2013. In occasione di un sondaggio sull’impatto dell’intelligenza artificiale, Confcommercio professioni ha stimato anche la composizione complessiva di chi svolge la professione senza essere iscritto a un Albo. Anche tra i non ordinistici la parità di genere è ancora lontana: 57,4% la componente maschile contro il 42,6% di quella femminile. Ma, a differenza di quanto accade negli Albi, questo è un universo più giovane: quasi quattro su dieci tra questi professionisti hanno meno di 44 anni (39,4%), e di questi più del 11% è sotto i 35 anni. Nella composizione prevalgono gli esperti nelle aree tecnico scientifiche, che comprendono tra l’altro, tutte le professioni riconducibili all’It, in grande espansione negli ultimi anni. A seguire l’area economico-legale, nella quale trovano posto oltre ai tributaristi, anche i manager per l’internazionalizzazione e i consulenti di management.

Le criticità

Anche il fatto che nelle professioni non regolamentate si collochino attività distanti tra loro rende ancora più difficile superare gli ostacoli alla crescita. Prendiamo l’equo compenso: promessi entro luglio 2023 dalla Legge 49, a oggi non sono ancora arrivati per nessuno i primi parametri, ovvero gli intervalli minimi e massimi di compenso considerato equo. L’ipotesi a cui sta lavorando il sottosegretario del Mimit, Massimo Bitonci, è quella di definire dei valori per aree omogenee, ma si è ancora lontani dall’obiettivo. Anche il primo, timido, tentativo di garantire un ammortizzatore per i cali di reddito con la Iscro è un flop: poco meno di 500 le indennità erogate nel 2023 a fronte di 25 milioni versati dai professionisti stessi per finanziarla. «La misura va divulgata – commenta la presidente di Confcommercio professioni, Anna Rita Fioroni – ma certo stupisce che dopo i ritocchi di quest’anno ora l’indennità sia tassata». Qualche apertura arriverà con la manovra 2025 che ha esteso il bonus mamme, ovvero la decontribuzione parziale per le lavoratrici con almeno due figli e un reddito sotto i 40mila euro, anche alle autonome. «Vedremo come sarà riconosciuto con i decreti attuativi – afferma la presidente – ma intanto non si capisce perché siano state escluse le autonome in regime forfettario».

L’intelligenza artificiale

I professionisti non ordinistici non hanno paura dell’intelligenza artificiale e sono pronti a impiegarla nella propria attività ma chiedono più formazione, sia pratica che deontologica. Queste le prime evidenze del sondaggio che sarà presentato a Roma il 7 novembre da Confcommercio professioni (ma che Il Sole 24 Ore può, in parte, anticipare): la maggioranza degli interpellati (oltre il 70%) ritiene infatti che l’intelligenza artificiale avrà nel prossimo futuro un impatto significativo sulla propria attività, percentuale che sale all’89% nelle aree più sensibili al tema come la comunicazione. L’intelligenza artificiale sarà utilizzata soprattutto per l’analisi dei dati (45% in generale e oltre 50% nell’area economico-legale), meno per la gestione documentale (28,8%). Ma per farlo le professioni non regolamentate chiedono in larga parte (77%) una formazione continua, anche perché finora solo il 16% ha già ricevuto un addestramento. «La formazione è un tema centrale per questi lavoratori – conclude Fioroni – per questo chiediamo che nel Ddl del Governo sull’intelligenza artificiale sia riconosciuto un ruolo anche alle associazioni di categoria della Legge 4/2013 per formare gli iscritti, non solo con una parte tecnica ma anche con una analisi critica che metta in luce le problematicità dello strumento».

Fonte: Il Sole 24 Ore