Erc, il 44% è stato assegnato a ricercatrici

Il Consiglio europeo della ricerca (Erc) ha annunciato oggi l’assegnazione di 494 Starting Grants, finanziamenti che mirano a sostenere l’avvio della carriera di giovani ricercatori e ricercatrici di tutta Europa, consentendo loro di perseguire le idee più promettenti su tematiche di alta rilevanza. I 780 milioni di euro messi a disposizione (e che sono parte del programma Horizon Europe dell’Ue) servono a finanziare una vasta gamma di settori, dalle scienze della vita e le scienze fisiche alle scienze sociali e le discipline umanistiche.

L’Italia si attesta al quinto posto tra i 24 Stati membri dell’Ue e paesi associati (sono 51 le nazionalità rappresentate) che ospiteranno i progetti vincitori, con 41 borse di studio, dietro a Germania (98 borse), Paesi Bassi (51), Regno Unito (50) e Francia (49). Mentre è seconda per numero di ricercatori coinvolti, (61 italiani) dietro ai tedeschi (94 ricercatori) e davanti a francesi (44) e spagnoli (36).

Il 44% di questi Starting Grants – 1,5 milioni di euro per borsa per un periodo di cinque anni – è stato assegnato a ricercatrici, rispetto al 43% nel 2023 e al 39% nel 2022 e considerando il settore delle Life science (9 i progetti che saranno realizzati in Italia), tra le donne vincitrici c’è il nuovo progetto I-Bot (Implantable microroBot) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa coordinato da Veronica Iacovacci, ricercatrice di BioRobotica. Obiettivo: sviluppare la prima generazione di microrobot impiantabili, in grado di navigare in modo controllato e non invasivo nel corpo umano. «Nel corso del progetto – spiega Iacovacci – analizzeremo alcuni casi di studio che spaziano dal trattamento di ulcere nel tratto gastro-intestinale, alla realizzazione di graft vascolari fino a sistemi per il monitoraggio di lesioni tumorali».

Anche il progetto Co-Trans-Net di Simona Ranallo, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze e tecnologie chimiche dell’Università di Roma Tor Vergatac, rientra nel 44% di Starting Grant 2024 vinti da ricercatrici. Qual è l’innovazione del suo progetto? «La possibilità di produrre un farmaco a base di Rna in risposta alla presenza di specifici biomarcatori tumorali – precisa Ranallo -. In questo modo si potrebbe pensare di produrre un farmaco “on demand” quando il livello di un biomarcatore supera il suo specifico range fisiologico, diventando quindi una sorta di allarme e rappresentando una possibilità di trattamento precoce. Si riuscirebbe così ad amministrare la dose di farmaco da somministrare in base alla necessità specifica di ogni singolo paziente, correlata allo stadio della sua malattia». Non solo. Oltre a garantire un monitoraggio costante e un trattamento terapeutico personalizzato, «Co-Trans-Net rappresenta anche un innovativo strumento diagnostico in cui in tempi rapidi e senza necessità di apparecchiature di laboratorio, ma utilizzando solamente uno smartphone, si potrà misurare il livello di biomarcatori tumorali nel sangue dei pazienti con elevata precisione, proprio come il glucometro utilizzato dai pazienti diabetici».

Dai tumori alle malattie cardiovascolari, con il progetto Code-Heart di Carolina Greco, ricercatrice di Humanitas University e responsabile del laboratorio di Metabolismo Circadiano di Humanitas. Nonostante sia il punto di arrivo di molte patologie cardiovascolari e colpisca circa 60 milioni di persone nel mondo – oltre il 10% della popolazione italiana sopra i 65 anni – lo scompenso cardiaco resta una malattia ancora poco compresa e per cui non abbiamo terapie efficaci. Ecco perché Greco vuole studiarla da un punto di vista nuovo. Invece di concentrarsi su cosa avviene nel cuore, il suo gruppo indagherà il modo in cui lo scompenso cardiaco modifica il metabolismo di tutto l’organismo e altera il funzionamento dei cosiddetti “orologi circadiani”, ovvero le proteine che tengono il tempo all’interno delle cellule e mantengono i diversi organi sincronizzati tra loro e con l’alternarsi giorno-notte.

Fonte: Il Sole 24 Ore