Eredità Agnelli, indagini sulla cassaforte Dicembre

Eredità Agnelli, indagini sulla cassaforte Dicembre

L’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Gianni Agnelli arriva a toccare il punto più alto della “piramide” della dinastia torinese: quella società, ribattezzata col nome dell’ultimo mese dell’anno, che al suo interno racchiude come uno scrigno le quote dei tre fratelli Elkann, che a cascata arrivano fino a gioielli di famiglia, Stellantis, Ferrari e Juventus. Entra infatti formalmente nell’inchiesta della Procura di Torino sul lascito di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato, anche la Dicembre, cioè la “cassaforte” della famiglia Agnelli, che attraverso la holding Exor controlla la maggioranza delle aziende in portafoglio.

Le perquisizioni

I finanzieri del capoluogo piemontese, con l’autorizzazione del gip, hanno eseguito una serie di perquisizioni in diversi studi legali (e c’è un nuovo indagato, il notaio torinese Remo Morone). Per cercare i documenti sulla società le “fiamme gialle” hanno bussato allo studio di Franzo Grande Stevens, storico legale dell’Avvocato, che non è indagato. I militari hanno poi ispezionato le sedi dell’Agenzia delle Entrate e della Camera di Commercio.

L’ipotesi di reato

La Procura ha formulato una nuova ipotesi di reato di falso ideologico proprio in relazione alla «declaratoria» sulla struttura della Dicembre, depositata all’Ufficio del registro delle imprese a giugno 2021. Sotto la lente ci sono le operazioni di cessione delle quote della società, che è nelle mani dei fratelli John (per il 60%), Lapo e Ginevra Elkann, nipoti di Agnelli. Tutto è nato, come noto, dalla madre Margherita Agnelli che ha denunciato alcune anomalie societarie. L’attenzione dei pm, infatti, in questo nuovo filone si è focalizzata proprio sulle operazioni che dal 2004 al 2019 ne hanno determinato l’attuale composizione.

In base alle ricostruzioni della Procura, «i contratti con i quali Marella Caracciolo ha ceduto, nel maggio 2004, ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann la nuda proprietà di circa il 40% delle quote della predetta società, riservando per sé il diritto di usufrutto» sarebbero «affetti da anomalie». Di cosa si tratta? Le «anomalie» riguarderebbero sia «il profilo documentale, poiché la documentazione di riferimento è risultata carente degli originali, incompleta, alterata o falsificata», sia quello dei «rapporti finanziari tra le parti», visti gli indizi «sull’assenza dell’effettivo pagamento del prezzo delle quote, con conseguente ricostruzione della reale titolarità, nel tempo, quote della Dicembre».

La replica dei legali

I legali dei tre Elkann, che non sono stati interessati dalle perquisizioni, ribadiscono invece che «gli atti della Dicembre sono tutti legittimi» e, soprattutto, che «l’attuale assetto della società, così come il ruolo in essa ricoperto da John Elkann, riflettono le volontà di Gianni e Marella Agnelli, sono sostenuti da tutta la famiglia e non potranno essere modificati da alcuna azione giudiziaria».

Fonte: Il Sole 24 Ore