Erwin Wurm, ovvero la scultura al tempo dell’effimero
La sua celebrità a livello internazionale Erwin Wurm la deve soprattutto alle sue “one minute sculptures”, le sue sculture ideate negli anni ‘90 e che lui vede in linea con la velocità e con l’interattività della nostra epoca, visto che si attivano con la partecipazione dell’osservatore e però hanno solo la durata di ogni singola interazione. Gli elementi forniti – per esempio un piedistallo di varia forma e/o una serie di oggetti perlopiù dalla nostra quotidianità – vengono proposti assieme ad alcune istruzioni per l’uso. Il fruitore può seguirle e utilizzare quegli elementi per diventare egli stesso scultura per il tempo necessario a godersi l’attimo o magari a farsi un selfie o a farsi ritrarre da qualcuno.
Un gioco a larga partecipazione
Un gioco a larga partecipazione, che invita a toccare, a provare a usare, e fornisce alla scultura la dimensione della trasformazione nel tempo. È stato così alla Biennale di Venezia nel 2017, quando Wurm fu protagonista del padiglione austriaco proprio con una serie di quelle sculture effimere, e lo si può sperimentare anche nella retrospettiva che l’Albertina modern gli dedica fino al 23 febbraio per il suo 70esimo compleanno. Nella seconda sede del museo, affacciata sulla Piazza San Carlo, proprio di fianco al Musikverein da cui ogni primo gennaio risuonano le note del Concerto di Capodanno, una selezione di un centinaio di opere ripercorre le tappe significative dell’artista: innanzitutto appunto le “one minute sculptures”, ma non mancano gli altri highlights della sua produzione, con cui da quasi quattro decenni Wurm indaga le piccole e grandi cose che compongono la nostra vita quotidiana: maglioni e auto, flaconi di detersivo e case, scarpe e palle, bottiglie di plastica e sedie.
Gli abiti
Assai spesso per Wurm sono gli abiti a fare e definire l’uomo, tanto che in un gioco di presenza-assenza, diventano sculture in cui dentro le forme dei capi di abbigliamento le membra umane latitano o diventano semplici supporti in forma di gambe o braccia per accessori alla moda.
Nel suo eclettico repertorio di sculture nei più svariati materiali, vi sono pure auto grasse e case grasse: oggetti a grandezza naturale, in cui le forme paffute ricordano il confortevole àmbito delle coccole ma risvegliano nel contempo inquietudine, con quel loro sembrare creature mostruosamente ingrassate da pratiche magari antropofaghe.
E poi per contro ecco gli oggetti disciolti o schiacciati: dai modellini di abitazioni di personaggi famosi – da Freud a Wittgenstein, da Mies van der Rohe a Karl Marx – alle auto che paiono collassate sotto un peso enorme, come “il divano tedesco” del 2020.
Fonte: Il Sole 24 Ore