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Ets, in Italia solo il 9% dei proventi speso per la lotta al cambiamento climatico
Tra il 2012 e il 2024 le aste dell’Eu Ets – il sistema europeo per lo scambio di quote di emissione di gas serra – hanno generato in Italia proventi per 15,6 miliardi di euro. Dall’analisi delle rendicontazioni, il nostro Paese ha speso solo il 9% di questi ricavi per spese legate alla lotta ai cambiamenti climatici, al di sotto delle previsioni di spesa attualmente previste ex legem del 50% dei proventi. Ha usato 3,6 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022 per ridurre i costi delle bollette. E ha inoltre speso solo il 42% dei proventi delle aste del biennio 2012-2013, a distanza di oltre un decennio. Questi dati emergono dal report presentato il 25 febbraio da Ecco – il think tank italiano per il clima – che ha analizzato le rendicontazioni pubbliche presentate dall’Italia alla Commissione europea tra il 2014 e il 2024.
Il sistema Ets
Attivo dal 2005, inizialmente applicato al settore elettrico e all’industria energivora, il sistema Ets oggi secondo il ministero dell’Ambiente coinvolge in Europa oltre 11mila impianti industriali e circa 600 operatori aerei: in Italia sono disciplinati più di 1.200 soggetti che coprono circa il 40% delle emissioni di gas serra nazionali. Con l’ultima revisione normativa del 2023 il sistema si estende al settore aereo civile e navale (Eu Ets1), e dal 2027, con un sistema parallelo, sarà esteso anche ai fornitori di carburanti e combustibili fossili per trasporti, edifici e imprese medio-piccole (Eu Ets2).
Il sistema dà un prezzo alla CO₂, mediante l’attribuzione di permessi per ogni tonnellata emessa, che diminuiscono nel tempo. L’equilibrio tra la domanda e l’offerta di questi permessi determina il valore della CO2. L’obiettivo è ridurre le emissioni e, con i proventi derivanti dalla vendita dei permessi, finanziare e accompagnare la transizione energetica dei settori sottoposti alla norma e del Paese, con misure come lo sviluppo delle energie rinnovabili e la promozione dell’efficienza energetica.
Contributo a transizione?
«L’Ets garantisce entrante importanti per le casse dello Stato. Nei prossimi cinque anni si stima che l’Ets1 possa generare proventi tra i 27 e i 33 miliardi di euro. Questi fondi non possono andare dispersi in misure emergenziali, come accaduto durante la crisi gas del 2021-22. Tali ricavi possono offrire un contributo significativo nel finanziamento delle politiche della transizione. Permetterebbero a famiglie e imprese di investire in tecnologie alternative a quelle alimentate dalle fonti fossili, con conseguenti vantaggi in termini di competitività e sicurezza nei mercati, al riparo dalla volatilità di un mercato del gas che si è dimostrato profondamente instabile e volatile».
Secondo il report di Ecco, con l’introduzione dell’Eu Ets2 nel 2027, si stima un ulteriore afflusso di circa 40 miliardi di euro, di cui 7 miliardi destinati al Fondo Sociale per il Clima per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione dalla cosiddetta povertà energetica.
Fonte: Il Sole 24 Ore