Ex Ilva, accordo fatto sulla cassa integrazione: nel 2025 si scende a 3.062 addetti

Ex Ilva, accordo fatto sulla cassa integrazione: nel 2025 si scende a 3.062 addetti

Al ministero del Lavoro nel primo pomeriggio del 4 marzo Acciaierie d’Italia e sindacati metalmeccanici hanno rinnovato per un altro anno la cassa integrazione straordinaria. Per arrivare alla firma sono bastati tre incontri: il 18 e il 28 febbraio e quello del 4 marzo. Un pezzo di strada era stato già fatto alla fine del mese scorso e ora la spinta decisiva l’hanno data sia gli ulteriori passi avanti fatti al tavolo dall’ex Ilva, che la convocazione del Governo ai sindacati sulla vendita dell’azienda per la sera dell’11 marzo a Palazzo Chigi.

Così la suddivisione negli stabilimenti

Il nuovo accordo sulla cassa straordinaria fissa il numero complessivo di gruppo in 3.062 su poco meno di 10mila dipendenti. In cassa andranno 2.680 dipendenti a Taranto, 15 a Racconigi, 10 a Legnaro, 115 a Novi, 25 a Marghera, 190 a Genova, 18 a Milano e 9 a Paderno. L’ex Ilva era partita da una richiesta di 3.420 cassintegrati, di cui 2.955 a Taranto, e il 28 febbraio era poi scesa a 3.200 nel gruppo. I numeri vanno intesi come massimi. In realtà poi l’applicazione reale della cassa riguarda numeri inferiori. A luglio scorso l’azienda partì da una richiesta di 5.200 cassintegrati nel gruppo per arrivare poi a 4.050 di cui 3.500 a Taranto.

Confermata l’una tantum welfare legata alla produzione

L’intesa conferma anche il riconoscimento dell’una tantum welfare. In pratica, se a fine anno il gruppo raggiungerà determinati volumi di produzione di acciaio, scatterà ai primi del 2026 – come già avvenuto quest’anno – un bonus per i dipendenti sotto forma di buoni spesa. I volumi individuati sono 3,2 milioni di tonnellate per un bonus dell’1% del valore annuo della paga base; 3,6 milioni per il 2% e 4 milioni per il 3%. Quest’anno l’azienda prevede di produrre 4 milioni di tonnellate, il doppio del 2024 (la Fiom Cgil specifica che l’obiettivo è stato ribassato da 5 a 4 milioni di tonnellate). A gennaio, in riferimento ai 2 milioni prodotti nel 2024, Acciaierie ha erogato un bonus pari al 2 per cento della paga base sempre sotto forma di buoni spesa scaricabili sino a fine maggio. Ovvero, divisi per categorie e relative somme, D2, 483,52 euro; C1, 493,93 euro; C2, 504,42 euro; C3, 540,18 euro; B1, 579,00 euro; B2, 621,20 euro; B3, 693,45 euro e A1, 710,08 euro.

AdI rafforzerà economicamente la cassa

Nell’accordo al ministero, inoltre, confermati la rotazione della cassa, il fatto che non ci saranno cassintegrati a zero ore e l’arrivo di un’integrazione economica al trattamento di cassa da parte di Acciaierie in modo che i dipendenti possano percepire il 70 per cento dello stipendio. La Uilm specifica che nell’accordo é anche scritto che non vi sono esuberi strutturali e si conferma la validità dell’intesa del 6 settembre 2018, quella sottoscritta con ArcelorMittal che ha previsto che i cassintegrati del bacino di Ilva in amministrazione straordinaria fossero poi progressivamente riassorbiti (cosa però che non è mai avvenuta e nel frattempo i cassintegrati di Ilva in as, storici, sono scesi a circa 1.700).

Le reazioni dei sindacati

“La conferma dell’accordo, oltre a mettere in sicurezza i lavoratori e il loro reddito, ci consente di proseguire in un solco di relazioni industriali che saranno fondamentali per la costruzione di un accordo sindacale in vista della cessione alla nuova proprietà. Servirà l’impegno di tutti i soggetti coinvolti per rendere definitiva una svolta per la ex Ilva e la sua vertenza” dice la Fim Cisl con Valerio D’Alò e Biagio Prisciano. E la Uilm, con Guglielmo Gambardella e Davide Sperti, aggiunge: “Dopo quasi 13 anni di sofferenze ed incertezze per i lavoratori dell’ex Ilva e dopo la tragica esperienza dí ArcelorMittal, speriamo quanto prima di poter avere una svolta con un futuro investitore, credibile e seriamente intenzionato a rilanciare il più grande gruppo siderurgico italiano”. Mentre la Fiom Cgil con Loris Scarpa, Francesco Brigati e Federico Porrata, commenta che “é un accordo importante ma non risolutivo. Ora il confronto si sposterà a Palazzo Chigi. Ribadiremo al Governo la nostra posizione: per la vendita dell’ex Ilva occorre garantire tutta l’occupazione, l’integrità del gruppo siderurgico e la presenza in equity nel capitale da parte dello Stato”. E infine l’Usb con Franco Rizzo apprezza i passi avanti fatti nelle trattative e dichiara che adesso “vanno tenuti insieme i diversi aspetti della vertenza, quindi la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, e quella dei posti di lavoro, diretti, indiretti e di Ilva in as”.

Fonte: Il Sole 24 Ore