Ex Ilva, la Cassazione respinge i ricorsi. Resta a Potenza il processo sul disastro ambientale

Ex Ilva, la Cassazione respinge i ricorsi. Resta a Potenza il processo sul disastro ambientale

Resta a Potenza il processo “Ambiente Svenduto” relativo al reato di disastro ambientale contestato all’Ilva della gestione Riva. Lo ha deciso nella serata del 17 dicembre la Corte di Cassazione, prima sezione penale, che ha giudicati inammissibili i ricorsi presentati dal Codacons e dall’associazione Aidma.

Il processo è stato trasferito a Potenza a seguito della pronuncia, lo scorso settembre, della Corte d’Assise d’Appello di Taranto che ha annullato la sentenza, con diverse condanne, emessa dai giudici di primo grado a fine maggio 2021. Il processo è stato trasferito a Potenza poiché la Corte d’Assise d’Appello ha eccepito il fatto che tra le oltre mille parti civili di “Ambiente Svenduto” vi fossero anche due ex magistrati onorari di Taranto.

Entrambi, sebbene avessero lasciato da tempo i loro incarichi, erano comunque in servizio nel periodo in cui sono avvenuti i fatti contestati nel processo. Per il collegio di secondo grado, “la disciplina ordinaria in materia di competenza nel caso di persone ormai prive di funzioni giudiziarie” vale “soltanto al momento della commissione del fatto”. E “dunque contrariamente agli assunti della Corte di Assise, ciò che più conta è la sussistenza della qualifica soggettiva al momento del fatto, o successivamente ad esso nel momento in cui pende il procedimento, essendo irrilevanti i suoi mutamenti successivi prima dell’avvio del procedimento penale (2010)”.

Analogo pronunciamento c’è stato a metà ottobre da parte del gip di Potenza, Ida Iure, che ha confermato il processo nel capoluogo della Basilicata. Per il gip Iure, infatti, “entrambi i giudici onorari hanno agito per conseguire il ristoro dei danni derivanti dalla condotta illecita degli imputati a qualunque titolo coinvolti nell’attività illecita svolta dall’Ilva sia nella qualità di gestori dello stabilimento siderurgico, sia di pubblici ufficiali che, nell’esercizio delle loro funzioni avevano reso possibile che l’Ilva continuasse a produrre e a inquinare. Entrambi – ha rilevato il gip Iure – si sono costituiti per conseguire il risarcimento dei danni cagionati da condotte delittuose che si sono protratte in Taranto dall’anno 1995 al 20.06.2013. Entrambi – ha argomentato il gip a proposito dell’incompatibilità che ha fatto decadere la continuità del processo a Taranto spostandolo a Potenza – hanno svolto le loro funzioni di giudice onorario presso il Tribunale di Taranto”. Ed “entrambi erano in servizio ‘al momento del fatto’”.

Fonte: Il Sole 24 Ore