Ex Ilva, la partita si stringe a due: rilanci arrivati solo da Baku e Jindal

Ex Ilva, la partita si stringe a due: rilanci arrivati solo da Baku e Jindal

Erano in tre in corsa per acquisire tutta Acciaierie d’Italia (l’ex Ilva), finita un anno fa in amministrazione straordinaria dopo la gestione ArcelorMittal. Alla fine sono rimasti in due: Baku Steel Company CJSC con Azerbaijan Investment Company OJSC e Jindal Steel International, provenienti rispettivamente da Azerbajian e India, entrambe società siderurgiche, ma in pole c’è sempre Baku. Il terzo in gara, il fondo americano Bedrock, all’ultimo giro, ovvero alla chiamata per i rilanci che si e conclusa alla mezzanotte del 14 febbraio, non ha partecipato. Ma Bedrock, già prima di quest’ultimo passaggio, era apparso più defilato, anche nelle valutazioni dei commissari di AdI e del Governo.

Questo perché si tratta di un fondo di investimento e non di un’azienda del settore come nel caso degli altri due gruppi. L’ultima offerta aggiornata sarebbe arrivata poco prima delle 24 del 14, quindi sul filo di lana. Da aggiungere che anche fonti sindacali nazionali indicano in Baku Steel il prossimo gestore dell’acciaieria nonostante i passi avanti pure fatti da Jindal International.

La nota dei commissari di AdI e di Ilva

Nella mattinata del 15 febbraio, i commissari delle amministrazioni straordinarie di Acciaierie (Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli) e di Ilva (Alessandro Danovi, Francesco Di Ciommo e Daniela Savi) hanno comunicato che “nella serata di ieri, a mezzanotte, si è conclusa la fase di presentazione dei rilanci, sulla base delle offerte presentate lo scorso 10 gennaio, per l’acquisizione degli stabilimenti ex Ilva. Al termine di tale fase – precisano – sono stati ricevuti due rilanci da parte di Baku Steel Company CJSC + Azerbaijan Investment Company OJSC e Jindal Steel International., mentre da parte di Bedrock Industries Management Co Inc non è pervenuta nessuna integrazione di quanto già presentato. I commissari straordinari si riservano alcuni giorni per valutare attentamente le proposte ricevute e formulare il proprio parere, che sarà trasmesso al Ministero delle Imprese e del Made in Italy”.

I punti di forza di Baku Steel

Anche se Jindal ha migliorato la sua precedente offerta – l’ultima fase di rilanci si è aperta a fine gennaio -, quella di Baku viene data in vantaggio. Gia prima dell’ultimo step, gli azeri avrebbero offerto un miliardo per l’azienda – 500 milioni per il magazzino e altrettanti per l’impianto – e il mantenimento di 7.800 posti di lavoro per due anni, requisito questo indicato nel bando di vendita, sui poco meno di 10mila che sono l’organico di tutta AdI a fine gennaio 2025. Questi elementi sarebbero stati adesso migliorati.

Il tema occupazionale è infatti una delle priorità insieme alla decarbonizzazione della produzione dell’acciaio e agli investimenti ambientali. E avere un numero molto alto di esuberi avrebbe complicato le cose, già non facili, considerato che il passaggio, nel 2018, da Ilva in amministrazione straordinaria ad ArcelorMittal ha creato esuberi, attualmente circa 1.700 in cassa integrazione straordinaria a zero ore da diversi anni, di cui 1.474 solo a Taranto e 206 a Genova alla data del 30 giugno 2024. Inoltre, Baku ha nella disponibilità di gas un’importante carta del gas da giocare – viene dall’Azerbajian il gas che scorre nella condotta di Tap che approda in Puglia lato Mar Adriatico -, considerato che nella transizione dagli altiforni ai forni elettrici per la decarbonizzazione, il siderurgico di Taranto avrà bisogno proprio del gas.

Fonte: Il Sole 24 Ore