Ex Ilva, lettera dei sindacati a Meloni: chiesta una convocazione urgente

Ex Ilva, lettera dei sindacati a Meloni: chiesta una convocazione urgente

Governo in attesa delle mosse di Arcelor Mittal nell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) del 6 dicembre e nuovamente sollecitato dai sindacati metalmeccanici a dare una svolta al dossier. Si tratta sempre di capire se il socio privato, che detiene la maggioranza (62%), è disposto ad assicurare all’azienda il sostegno finanziario urgente che le serve per non collassare. Passo che il socio pubblico di minoranza (Invitalia col 38%) era pronto a fare già prima del 28 novembre (data dell’ultima assemblea che ha poi deciso l’aggiornamento al 6) ma a condizione, su direttiva del Governo, che il privato assumesse la propria quota proporzionale. Disponibilità che non è stata manifestata.

Fabbisogno di 320 milioni

Il fabbisogno immediato è calcolato in 320 milioni. Difficile che il Governo possa assumere un’iniziativa nei pochi giorni che mancano a mercoledì 6. Nell’esecutivo restano due linee: portare lo Stato in maggioranza, 60%, senza aspettare maggio 2024 (che starebbe riprendendo quota), oppure continuare a trattare con Mittal, visto che a settembre è stato stipulato un memorandum of understanding. La prima è stata enunciata mesi addietro da Adolfo Urso (ministro delle Imprese), la seconda è espressa da Raffaele Fitto (ministro degli Affari europei, Sud, Coesione e Pnrr), che ha anche firmato il memorandum con Mittal e Acciaierie (non è stata però coinvolta Invitalia).

Si ragiona sullo stop dell’altoforno 2

Intanto nelle ultime settimane dai ministeri interessati sarebbe arrivata a Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti, dati in fitto ad Acciaierie) una richiesta di informazioni sullo stato degli impianti. Attualmente il siderurgico di Taranto marcia al minimo: due altiforni su tre (il 2 e il 4, mentre l’1 è fermo da agosto) e un’acciaieria su due (la 2 mentre la 1 è inattiva). Questo passo di marcia potrebbe però ulteriormente rallentare in quanto in azienda (indicano fonti sindacali) si starebbe ragionando sulla fermata di un altro altoforno (potrebbe essere il 2).

La valutazione riguarderebbe da quando partire e per quanto tempo. Una scelta che, se fatta, avrebbe ripercussioni su altri impianti, porterebbe la fabbrica al minimo storico di un solo altoforno e potrebbe essere letta come il tentativo di Mittal di forzare la trattativa in corso.

La lettera dei sindacati

In una lettera inviata il 30 novembre alla premier Meloni, ai ministri Fitto, Giorgetti, Calderone e Urso e all’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, i vertici di Fim, Fiom e Uilm dicono che «il tempo che trascorrerà fino alla prossima riunione, prevista il 6 dicembre, comporterà un ulteriore peggioramento del gruppo siderurgico, già al collasso per una gestione fallimentare del management, con deterioramento degli impianti, delle condizioni di sicurezza e con la sofferenza delle migliaia di famiglie sia dei lavoratori diretti, già duramente provate dagli ammortizzatori sociali da anni utilizzati per fare cassa e non consentire la risalita produttiva, che del mondo degli appalti e dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria». Chiesta «una convocazione urgente per ricevere un aggiornamento sulla vertenza e sulle decisioni che il Governo intende assumere».

Fonte: Il Sole 24 Ore