Ex Ilva, l’offerta di Jindal a Baku: coinvestimento con una quota del 25%

Ex Ilva, l’offerta di Jindal a Baku: coinvestimento con una quota del 25%

Missione degli indiani a Baku. Jindal Steel International prova la carta dell’approccio societario con il consorzio azero per tornare in pista nella gara sull’ex Ilva. A quanto risulta al Sole 24 Ore, che ha interpellato più fonti vicine al dossier, nei giorni scorsi da Roma e da Londra sarebbero volati nella capitale azera i rappresentanti di Jindal con una proposta composta da due parti. Primo elemento: in caso di assegnazione di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria al consorzio azero, la proposta sarebbe quella di costituire una società apposita, in cui convogliare gli asset dell’ex Ilva, a cui gli indiani vorrebbero partecipare con una quota di minoranza del 25 per cento.

Secondo elemento: gli indiani avrebbero proposto agli azeri di farsi da parte nella governance – o almeno di condividerla con uno sdoppiamento a loro favore, maggioritario rispetto ai pesi nel capitale – e di prendere le redini dell’acciaieria di Taranto, di Novi Ligure e di Cornigliano, esprimendo l’amministratore delegato.

È ancora presto per capire le reazioni del consorzio azero in cui gioca un ruolo chiave il fondo statale Azerbaijan Investment Company. Consorzio che, se ha in Baku Steel il suo perno industriale, opera però con le logiche geopolitiche di un fondo sovrano. Non a caso a trattare con Roma, in questi mesi, è stato direttamente il governo azero, nella struttura politica e tecnica del ministero dell’Economia.

Un fattore statuale che, soprattutto per un governo Meloni intimamente sovranista, potrebbe contare qualcosa. Anche perché il governo Meloni si è trovato in eredità una vicenda maledettamente complicata, come quella dell’ex Ilva, che è stata concepita e gestita – nelle sue vicende giudiziarie e nelle sue risposte politiche – da altri governi, con risultati pessimi e aggroviglianti. E, quindi, in questo passaggio desidererebbe una soluzione la più netta e nitida possibile. Anche a costo di una ristatalizzazione per interposta persona, come sarebbe quella che vedesse il consorzio azero uscire vincitore. Peraltro, va segnalato come – nelle attenzioni degli indiani che dialogano con Baku – ci sia soprattutto la fornitura di gas che, qualora il consorzio azero prevalesse, sarebbe in grado di mettere a disposizione la Socar, la State Oil Company of Azeirbaijan Republic.

Questo elemento – l’accesso a una fornitura a bassissimo costo del propellente principale con cui attivare le acciaierie – resta uno degli elementi qualificanti del pacchetto complessivo del consorzio azero. Nella sostanza, il disegno degli indiani – a quanto appreso dal Sole 24 Ore – sarebbe quello di provare a “destrutturare” il consorzio azero, o perlomeno di mettere in ombra la leadership manageriale e operativa di Baku Steel. Una scelta – a seconda del punto di vista azzardata o coraggiosa – motivata dalla convinzione di avere un profilo manifatturiero, tecnologico e di eco-compatibilità migliore rispetto a quello degli azeri. E, quindi, spendibile anche in seconda battuta, qualora formalmente a metà mese il governo scegliesse di privilegiare i concorrenti asiatici nella scelta del vincitore. In ogni caso, si avvicina il termine ultimo, previsto per il 14 marzo, della assegnazione o al consorzio di Baku o agli indiani di Jindal Steel International. L’11 marzo è previsto invece un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati. In quella sede, a sei mesi dall’avvio della gara, potrebbe essere reso noto ai sindacati il nome del vincitore, anche se le procedure di aggiudicazione si concluderanno formalmente solo successivamente una volta completati vari passaggi tecnici. Ai commissari straordinari e al ministero delle Imprese e del made in Italy restano dunque pochi giorni per verificare se una joint venture azero-indiana sia concretamente percorribile e , sentito anche il ministero dell’Economia, se possa essere integrata con una quota di presidio nazionale attraverso la società pubblica Invitalia.

Fonte: Il Sole 24 Ore