Falso e abuso d’ufficio per l’agente della stradale che annulla ai carabinieri la multa per eccesso di velocità
Falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio per gli agenti della polizia stradale che annullano, in autotutela, le multe prese per eccesso di velocità dai carabinieri, indicando, a giustificazione dell’infrazione, ragioni di servizio inesistenti. La Cassazione (sentenza 13250) respinge il ricorso di due agenti della municipale che avevano passato un colpo di spugna sulle contravvenzioni dei due militari, accendo direttamente al sistema informatico. Iniziativa presa seguendo una prassi consolidata nell’Ufficio, secondo la quale gli agenti procedevano, autonomamente, all’annullamento e alla conseguente archiviazione dei verbali di contravvenzione.
La prassi di annullare le multe seguita nell’ufficio
Un argomento boomerang che costringe la Suprema corte a ricordare che, in base al Codice della strada, la sanzione amministrativa una volta emessa e notificata, può essere eliminata solo dal prefetto o dal giudice di pace. Iniziativa che non può essere presa dall’organo accertatore, tanto meno da due agenti della polizia municipale, sulla base di eventuali giustificazioni fornite dall’autore della violazione. Quella seguita nell’ufficio era dunque una prassi in contrasto con la legge, da censurare anche nel caso di multe illegittime. Nel caso esaminato poi l’infrazione c’era stata e le causali indicate per fare revocare le contravvenzioni, relative a due auto intestate ai suoceri dei conducenti, erano false. In un caso era stata, infatti, avallata la tesi della fretta che un carabiniere aveva di presentarsi in servizio per un cambio turno, cosa che non rispondeva al vero. Nell’altro si era dato per scontato che il militare fosse operativo, e non era così. La Suprema corte nega la possibilità di applicare la norma sulla particolare tenuità del fatto che avrebbe consentito la non punibilità per le imputate. I militari “graziati” si erano risparmiati di pagare una multa, che nessun ricorso avrebbe potuto annullare
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Fonte: Il Sole 24 Ore