Farmacisti introvabili, tra crisi di vocazione e stipendi bassi

Farmacisti introvabili, tra crisi di vocazione e stipendi bassi

Per chi arriva dai piccoli centri e più in generale dalla provincia, quella del farmacista è sempre stata una figura di riferimento e una professione abbastanza ambita, anche grazie all’aura di benessere. L’andamento dei laureati in farmacia, però, ci dice che oggi non è più così. Anche i farmacisti sembrano nel bel mezzo della crisi delle professioni sanitarie e stanno diventando tra le figure che sarà sempre più difficile trovare. Come viene rilevato dal report di Federfarma su dati AlmaLaurea, ormai da qualche anno cominciano ad assottigliarsi i bacini dove assumere i farmacisti, soprattutto da parte delle farmacie, delle grandi catene nazionali e internazionali, oltre che dei reparti dei supermercati che, anche quando si limitano ai farmaci senza ricetta, devono però avere tra i professionisti che li vendono dei farmacisti. Nel complesso, secondo gli ultimi dati di Federfarma, gli occupati nel settore sono 99mila e hanno un’età media di 41 anni. Di questi 75mila sono dipendenti e tra i dipendenti ci sono 57mila farmacisti collaboratori (cioè non titolari di farmacia). I titolari di farmacia sono circa 20mila. Le statistiche dicono che si tratta di una professione che attira soprattutto le donne che rappresentano il 79% degli occupati, mentre gli uomini sono il 21%.

I laureati

Per capire come mai i bacini dove le farmacie possono fare le assunzioni si stanno assottigliando partiamo dai dati. La rielaborazione di Federfarma su dati di AlmaLaurea ci dice che i laureati in farmacia sono passati da 5.095 del 2017 a poco più di 4mila oggi. Come ci spiega Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) «l’Italia soffre di una carenza strutturale di personale sanitario che riguarda tutte le professioni, compresi i farmacisti. Nel 2023, i laureati in Farmacia e in Farmacia industriale sono stati poco più di 4.000 e negli ultimi cinque anni sono stati persi oltre mille iscritti (circa il 20%). Ciò, nonostante l’elevata richiesta di farmacisti che in questi anni hanno rafforzato il proprio ruolo in tutti gli ambiti in cui sono occupati, affermandosi come una figura centrale e stimata dagli italiani per la tutela della loro salute e un pilastro della sanità di prossimità».

Gli stipendi bassi

Sul calo dei laureati impattano diversi fattori. Il primo è sicuramente la prospettiva di carriera che, in aziende chimiche e farmaceutiche, dove può essere spesa la laurea in farmacia, è sicuramente maggiore, pur essendoci stata una forte evoluzione dopo il cambio regolatorio e la liberalizzazione portata dal ddl concorrenza del 2017. Prima di allora chi non era titolare e voleva fare il farmacista, poteva al massimo ambire a diventare il braccio destro del proprietario. Con lo sviluppo delle catene sia nazionali che internazionali di cui fanno parte circa 1.200 farmacie, si sono aperti nuovi spazi per la crescita professionale, un tema che è emerso nella discussione in corso in Federfarma con i sindacati sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Ma tutto questo non basta ad alzare l’attrattività del corso di studi, come anche della professione dove c’è un tema di remunerazione piuttosto bassa. Il rapporto Federfarma dice infatti che a un anno dalla laurea l’84,7% dei laureati è occupato e la retribuzione mensile netta è di 1.399 euro. A cinque anni dalla laurea cosa succede? Il tasso di occupazione sale al 90,3%, mentre la retribuzione mensile netta media sale a 1.639 euro. «Al di là del percorso di studi o degli aspetti legati alla retribuzione, benché di estrema rilevanza, il ‘calo delle vocazioni’ attiene anche alla capacità del Sistema di trasmettere alle giovani generazioni il valore dell’impegno speso quotidianamente dal personale sanitario al servizio della salute dei cittadini – afferma Mandelli -. Un tema che si ricollega alla necessità di avere una sanità con meno burocrazia e che investa sui professionisti, ma anche ad aspetti socio culturali, esito di una molteplicità di fattori, non da ultima la pandemia Covid, che ha messo sotto i riflettori l’impegno incessante e lo spirito di sacrificio che i professionisti sanitari mettono ogni giorno al servizio della collettività, che “mal si concilia” con il desiderio di avere più spazio per se stessi, a cominciare da tempi di lavoro più facilmente conciliabili con il privato».

La capillarità della rete di farmacie

Il calo dei laureati in Farmacia si inserisce però nel contesto di un Paese dove c’è una delle reti di farmacie più capillare. Rapida prova a Milano. Siamo in via Piero della Francesca. A metà via incontriamo la prima. All’inizio la seconda. Attraversando via Procaccini, dove basta camminare 200 metri verso sinistra per trovarne un’altra, e proseguendo verso l’Arena, prendiamo via Canonica. Lungo la via incontriamo due farmacie, ma anche qui se facessimo qualche deviazione la scelta non mancherebbe. In Italia abbiamo oltre 20mila farmacie, secondo i dati di Federfarma, il 40% in più di quante erano a metà degli anni ’70. Il loro fatturato medio, pur con tutte le oscillazioni del caso, è intorno a 1,2 milioni di euro. Circa 1.200, come detto, fanno parte di grandi catene italiane e non. La loro distribuzione sul territorio, anche nei piccoli centri, dove si parla di farmacie rurali, fa sì che l’Italia sia al di sopra della media europea per abitanti serviti: abbiamo infatti una farmacia ogni 2.938 abitanti, mentre in Europa, in media il dato sale a 3.237. Raggiunge il picco in Danimarca dove gli abitanti per farmacia sono oltre 10mila. Il loro numero si mantiene molto elevato nei Paesi Bassi (circa 9mila), come anche in Svezia, e resta al di sopra dei 6mila abitanti in Finlandia, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Slovenia. Ma c’è di più. Con la pandemia e la sperimentazione della farmacia dei servizi che è stata estesa a tutto il 2025 – con un budget di spesa apposito previsto dalla Manovra finanziaria – il ruolo della farmacia si è molto evoluto al punto da diventare un riferimento per alcuni esami come l’elettrocardiogramma (ECG), o per l’holter pressorio o l’holter cardiaco, la polisonnografia, il tampone Covid 19, i test per le intolleranze alimentari e anche per i vaccini antinfluenzali e contro il Covid che vengono somministrati in farmacia. La curva dei giovani che scelgono questo percorso però si abbassa. Come se ne esce? Mandelli spiega che l’ordine non è rimasto fermo di fronte a questa dinamica: «Abbiamo messo in atto tutta una serie di iniziative per rendere la professione ancor più gratificante e attrattiva per i giovani – spiega -: abbiamo rinnovato il percorso di studi universitario, ora con un’impronta più sanitaria, in linea con le nuove funzioni attribuite al farmacista nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute, dalle vaccinazioni alla telemedicina, al supporto all’aderenza terapeutica, per citarne alcune. Inoltre, con l’abolizione dell’esame di Stato, oggi i laureati in Farmacia sono già abilitati e pronti per iniziare la loro esperienza nel mondo del lavoro, potendo beneficiare di molteplici sbocchi occupazionali offerti dal corso di laurea».

Il caso Hippocrates

«Il mio obiettivo, perché no, è che un giorno qualcuno dei nostri lavoratori diventi più bravo di me e prenda il mio posto». Davide Tavaniello, co-ceo e co-fondatore insieme a Rodolfo Guarino di Hippocrates holding, il gruppo che controlla la catena “Lafarmacia.”, nell’immediato però ha un obiettivo più pragmatico, quello di trovare farmacisti e farli crescere in una prospettiva che vada oltre il bancone. Di per sé sempre meno attrattivo. La sua storia imprenditoriale pur essendo molto recente – Hippocrates holding nasce nel maggio del 2018 -, lo ha portato a gestire a fine 2024, quindi in 6 anni, oltre 500 farmacie in 14 regioni d’Italia, dal Lazio a salire e includendo la Sardegna. Nel gruppo lavorano 2.500 dipendenti, di cui 2mila sono farmacisti. Il resto sono addetti alle vendite, magazzinieri e più in generale figure di supporto al business. «Nel breve periodo vogliamo crescere ancora e arrivare a 600 farmacie – spiega Tavaniello -. In media il gruppo acquisisce 100 farmacie all’anno e quindi continuando con questo ritmo in 5 anni è verosimile che arriveremo ad avere una rete di 1.200 farmacie». Quanto al fatturato complessivo Lafarmacia. ha superato gli 800 milioni di euro, con una media per farmacia tra 1,5 e 1,6 milioni di euro, superiore del 30-35% rispetto alla media italiana di circa 1,2 milioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore