Father John Misty è più in forma che mai
È stato “straziante” quando Joshua Michael Tillman ha scoperto che la sua ambizione era di gran lunga superiore al suo talento. Era convinto che ce l’avrebbe fatta, che sarebbe diventato un disegnatore. E invece, per quanto dolorosa, quella consapevolezza era stata il primo mattoncino per la costruzione del fascino di Father John Misty. Uno dei primi demo di Tillman arriva alle orecchie del cantautore Damien Jurado, che nel 2003 lo invita ad aprire alcune date del suo tour. Da quel momento, l’artista del Maryland pubblica otto album in sette anni. Nove, contando quello con i Fleet Foxes nel 2011. Dopo questa esperienza, stufo di quanto fatto fino a quel momento, Tillman si sposta a Los Angeles, sceglie lo pseudonimo Father John Misty e firma per l’etichetta Sub Pop. Se il nuovo debutto del 2012 Fear Fun, come scrive Simmy Richman, è il tipo di album “che può citare Sartre, Heidegger e Neil Young nella stessa canzone”, il successivo I Love You, Honeybear del 2015 è accolto dalla stampa come un “classico moderno”. Arrivano poi il cupo e melodico Pure Comedy, l’oscura introspezione di God’s Favorite Customer e il pop barocco di Chloë and the Next 20th Century.
Un equilibrio precario tra intimismo e ambizione
È stato il romanzo Memorial di Bruce Wagner a illuminare Tillman mentre era al lavoro sul nuovo album. Più precisamente, era stata una parola in sanscrito, “Mahāśmaśāna”. Il metodo è quasi una terapia: scrivere pagine e pagine, “quasi come un poema epico”, e pian piano selezionare varie parti che, combinate, danno vita ad altre canzoni. Canzoni animate da un rock orchestrale ispirato e perfette per fare da colonna sonora a un mondo destinato al collasso. Il sesto album di Father John Misty è pervaso da un senso di grandeur, è il punto d’incontro tra l’elegante nostalgia di suoni passati e la disamina della condizione umana di questo nostro presente. Infatti, il titolo Mahashmashana è traducibile come “grande terreno di cremazione” e tra i solchi del vinile si alternano otto brani per cinquanta minuti di musica.
Un autore in splendida forma
Che parli dell’ansia trattata con l’assunzione di acidi o che ci ricordi come la speranza sia l’ultima a morire, Father John Misty risulta sempre credibile alla stessa maniera. L’epica canzone eponima d’apertura è una splendida ballata di quasi dieci minuti, la sua natura struggente è attraversata da raggi luminosi. She Cleans Up vira verso un rock psichedelico e ammaliante, Josh Tillman and the Accidental Dose è un’introspezione che attraversa ambientazioni funky fumose e incursioni di archi teatrali. L’anima retrò di Mental Health si scontra con i rapidi cambi di scena di Screamland, la ricerca di una connessione che superi lo stato diffuso di solitudine e alienazione in Being You si combina con lo yacht rock di I Guess Time Makes Fools of Us All. La conclusiva Summer’s Gone si apre con una domanda: “Che ne è del desiderio una volta che il tuo amore si è consumato?”. Rispondere non è facile, innamorarsi di Mahashmashana sì.
Fonte: Il Sole 24 Ore