Fed, una pausa prima del nuovo rialzo

Fed, una pausa prima del nuovo rialzo

Nessuno si aspetta un rialzo. La riunione di settembre della Federal reserve confermerà il livello dei tassi di politica monetaria al 5,25-5,50%, deciso a luglio. Pochi si aspettano però che questo è il picco: un nuovo ritocco, forse a novembre, è considerato possibile. A meno che i nuovi “dots”, i punti con i quali i governatori indicano, in uno dei grafici delle proiezioni macroeconomiche, il livello dei tassi di interesse previsti per il futuro, non vengano corretti al ribasso.

Inflazione ancora elevata

Un nuovo rialzo, anche piccolo, sembra del resto essere nell’ordine delle cose. L’inflazione Pce, la misura preferita dalla Fed, resta alta, e l’indice core, al quale l’indice complessivo tende a convergere, si muove sempre a una velocità superiore. Il rialzo di luglio – i dati sono in ritardo, rispetto all’indice Pci – è forse soltanto passeggero, ma non è il segnale desiderato.

Aspettative a un anno lontane dall’obiettivo

Le aspettative di inflazione sono ancora relativamente alte: intorno al 2,4% per le misure di mercato, attorno al 3,4 per quelle a un anno. I tassi ufficiali, in termini reali, sono dunque positivi, ma i vari indicatori elaborati dalla Fed di Cleveland e dalla Fed di Atlanta, nel loro complesso, segnalano ancora una situazione dei prezzi ancora surriscaldata.

Crescita in linea con il trend

La stretta fa fatica a “mordere”.Il Pil continua a crescere in linea con il trend. A giugno ha anzi accelerato. Un buon segno in una situazione normale, ma se la lotta all’inflazione passa quasi necessariamente attraverso un rallentamento della domanda, dell’attività economica, il segnale potrebbe avere anche un significato diverso.

Retribuzioni ancora in corsa

I salari continuano a crescere veloci mentre la disoccupazione è vicina ai minimi pluriennali. La Federal reserve è molto preoccupata che, in questa situazione, le retribuzioni possano crescere più della produttività, alimentando l’inflazione. Le recenti rivendicazioni salariali, giustificate dal punto di vista dei lavoratori che vedono erodere il potere d’acquisto con una limitata possibilità di recuperare, sono un ulteriore elemento di inquietudine (e un argomento in più per chi crede che la lotta all’inflazione, sempre dolorosa, deve essere rapida e decisa). La Borsa intanto continua a salire, i prezzi delle case restano stabili, i prestiti (meno importanti negli Usa che in Eurolandia) sono in lieve calo.

Fonte: Il Sole 24 Ore