Fenomeno piatti pronti, così saltano i confini tra negozi e ristoranti

Fenomeno piatti pronti, così saltano i confini tra negozi e ristoranti

Diventano più indefiniti i confini tra ristorazione e supermercati o altri punti vendita che mettono a disposizione dei clienti cibo pronto per il consumo immediato: le vendite nei canali retail dei “ready to eat” – nel senso più stretto del termine, cioè i cibi che non devono essere cucinati, riscaldati o altro prima di essere mangiati sul posto, in ufficio oltre che, naturalmente, a casa – sono infatti in crescita.

Ready to eat in crescita, Italia sotto la media Ue

Secondo Circana, il «retail ready to eat» detiene una quota del 3,5% sul totale del mercato foodservice. Che in valore assoluto vuol dire 2,5 miliardi di euro, con una crescita del 15,3% rispetto al 2017 nell’anno terminante a giugno 2024. Si tratta di un dato più basso rispetto alla media europea, che si attesta al 5,5%, e dove è la Francia a registrare la quota di mercato maggiore (6,8%) seguita da Uk (6,6%) e Germania (5,8%), anche se è la Spagna (quota del 4,2%) a essere cresciuta di più negli ultimi anni (+20,7%). Un trend più diffuso in Europa che in Italia, quindi, ma che forse proprio per questo ha maggiori potenzialità di sviluppo anche nel nostro paese: «Il consumo immediato – commenta Edurne Uranga, vice presidente Foodservice Europe di Circana – rappresenta un grande bacino in cui il retail sta cercando di aumentare la sua quota, poiché rappresenta un business incrementale. Questo fenomeno si sta verificando in tutto il mondo».

I consumatori cercano sempre più opzioni pronte al consumo vicine e accessibili, non solo nei punti vendita “classici”. «I pasti pronti acquistati presso negozi e supermercati, un tempo considerati un’opzione secondaria, stanno diventando concorrenti di bar e ristoranti. I consumatori non sono più legati alle categorie tradizionali, ma prendono decisioni basate sull’accessibilità, sul valore e sull’esperienza, a prescindere che provengano», osserva Uranga.

In Europa, sempre secondo Circana, la ristorazione, con o senza servizio al tavolo, ha visto la propria quota di mercato nel fuori casa scendere dal 79% nel 2021 al 77% alla fine di giugno 2024, mentre i canali «non commerciali» (retail assieme a distributori automatici, stazioni di servizio, servizio a bordo ecc) hanno registrato una crescita, passando dal 21% al 23 per cento.

Le due facce dell’ibridazione tra retail e ristorazione

Si tratta di un trend che favorisce l’integrazione e l’ibridazione tra retail e ristorazione, «con supermercati che ora offrono servizi di ristorazione con consumazione sul posto», e «distributori automatici di prodotti da forno, salad bar e linee di cibi caldi che rendendo sempre più indefiniti i confini tra retail e foodservice», osservano i ricercatori. I retailer stanno traendo beneficio da questa tendenza, «espandendo la loro offerta di pasti freschi e cucinati». Ma allo stesso tempo, «le catene della ristorazione stanno esplorando nuovi modi per coinvolgere i clienti, incluse collaborazioni con gli stessi retailer e lo sviluppo di proprie linee di prodotti ready to eat».

Fonte: Il Sole 24 Ore