Festival di Cannes: trionfa il francese “Anatomy of a Fall” di Justine Triet

Festival di Cannes: trionfa il francese “Anatomy of a Fall” di Justine Triet

Justine Triet ha vinto il Festival di Cannes: la regista francese ha alzato la Palma d’oro per “Anatomy of a Fall”, dramma famigliare che ha convinto la giuria capitanata da Ruben Östlund.
Ambientato in una zona remota delle Alpi francesi, il film vede protagonista Sandra, una scrittrice tedesca che vive in uno chalet di montagna con il marito Samuel e il figlio undicenne Daniel.
Un giorno Samuel viene trovato morto, immerso nella neve davanti a casa sua. Gli inquirenti sospettano che possa non trattarsi di suicidio e decidono di indagare, finendo per incriminare la moglie dell’uomo. Durante il processo, quando la donna viene interrogata sulla sua relazione con il marito, viene a galla il ritratto di un rapporto difficile e tormentato: Sandra mostra una personalità a tratti disturbata e il figlio, costretto ad assistere, vive un profondo conflitto interiore.

Si può definire un thriller giudiziario questo film che ha un ritmo invidiabile e un incipit semplicemente impeccabile.Non era tra i migliori del concorso, a causa di alcuni passaggi narrativi forzati, ma il premio ci può stare in virtù della straordinaria prova della protagonista Sandra Hüller.

Gli altri premi

Il Grand Prix è andato a “The Zone of Interest” del regista britannico Jonathan Glazer, un film che mette al centro della trama una famiglia tedesca che vive accanto al campo di concentramento nazista di Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale.Ispirato al romanzo omonimo del 2014 di Martin Amis (scrittore scomparso il 19 maggio, proprio nelle stesse ore in cui avvenivano le prime proiezioni a Cannes del film), dalla cui base narrativa è nata una pellicola che parte da un’idea di messinscena davvero fortissima. Questo è il film che avrebbe meritato la Palma d’oro.Un altro film importantissimo è stato lo splendido “Fallen Leaves” di Aki Kaurismäki, uno dei titoli più emozionanti e poetici dell’intera manifestazione, che si è dovuto accontentare del Premio della Giuria.

L’elegantissimo “Monster” di Hirokazu Kore-Eda si è guadagnato il riconoscimento per la miglior sceneggiatura: l’autore nipponico, vincitore della Palma d’oro nel 2018 per “Un affare di famiglia”, arricchisce così la sua già ampia bacheca di trofei.Molto meno meritato è invece un generosissimo premio alla miglior regia a Tran Anh Hung, regista vietnamita naturalizzato francese che ha convinto solo in parte con il suo “La passion de Dodin Bouffant”, con protagonisti Benoît Magimel e Juliette Binoche. Il titolo di miglior opera prima è andato a un film presentato alla Quinzaine des cinéastes: il vietnamita “L’arbre aux papillons d’or” di Thien An Pham.

Attrice e attore

Per quanto riguarda le interpretazioni, suscita qualche dubbio la vittoria di Merve Dizdar nel magnifico film di Nuri Bilge Ceylan “About Dry Grasses”: l’attrice turca è indubbiamente brava, ma le avremmo preferito Natalie Portman o Julianne Moore per “May December” di Todd Haynes, oppure – se il suo film non avesse vinto un riconoscimento più importante – la magistrale Sandra Hüller di “Anatomy of a Fall”.Concordiamo invece in pieno sul premio per il miglior attore, andato alla commovente prova di Kōji Yakusho in “Perfect Days” di Wim Wenders: l’attore nipponico ha magnificamente interpretato un uomo umile che lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Oltre alla sua routine lavorativa, riesce a coltivare ogni giorno le sue passioni (la musica, i libri, la fotografia e gli alberi) e a scovare la bellezza anche nelle piccole cose.

Fonte: Il Sole 24 Ore