Fiducia delle imprese, balzo in Germania dell’indice Ifo
Torna il sereno? La Germania può sperarci: nel giorno in cui i dati del primo trimestre si confermano non troppo negativi grazie al sostegno degli investimenti, l’indice Ifo segna un forte rimbalzo guidato da servizi e vendite al dettaglio, i settori che hanno più sofferto a causa della pandemia.
L’indice che misura il sentiment, la valutazione delle condizioni dell’economia tedesca, l’Ifo, ha segnato a maggio il massimo da maggio 2019, salendo a quota 99,2 da 96,6 di giugno, contro un consensus degli analisti che puntava più sommessamente a 98. La componente relativa alla situazione attuale è salita a 95,7 da 94,2; mentre la componente sulle aspettative, la più elusiva ma in questa fase anche la più emblematica, è balzata a 102,9 da 99,2. Ha contribuito soprattutto il sottoindice, finora sottotono, insieme al commercio al dettaglio, ma anche le costruzioni segnano un miglioramento. Il manifatturiero ha un po’ deluso, ma solo perché le aspettative sono apparse meno brillanti rispetto al passato (pur restando, informa l’istituto Ifo, positive). Non è escluso che possano aver pesato l’insufficiente offerta di chip elettronici, materie prime e container, a causa della pandemia. «L’economia tedesca sta guadagnando velocità», ha commentato in una nota il presidente dell’Ifo Clemens Fuest.
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Le cifre sul pil del primo trimestre – che si riferiscono a un passato ormai in ogni caso abbandonato, dopo la distribuzione dei vaccini – sono state intanto leggermente riviste al ribasso: l’attività economica è calata dell’1,8% e non dell’1,7% che era stato inizialmente stimato, ed è ora del 5% inferiore al livello raggiunto nel quarto trimestre 2019. I motivi della correzione, però, rivelano un quadro meno negativo di quanto si potrebbe pensare. La revisione al ribasso va collegata innanzitutto a minori consumi: a gennaio l’Iva tedesca è tornata ai livelli “normali”, e sono state decise nuove misure di contenimento. È vero anche però che la flessione dei consumi del quarto trimestre è stata minore di quanto finora calcolato.
Le precedenti stime del primo trimestre avevano sottovalutato la contrazione delle spese delle famiglie, ma anche – in senso opposto – dell’aumento, minimo ma in ogni caso imprevisto degli investimenti, saliti dello 0,3% grazie soprattutto alle costruzioni, e dal riempirsi dei magazzini, in vista, evidentemente, della ripresa della domanda. Le esportazioni sono aumentate (+1,8%) ma anche – e di nuovo inaspettatamente – le importazioni (+3,8%).
La Germania, quindi, sembra ben posizionata per la prossima ripresa. Sul secondo trimestre ha ancora pesato l’epidemia, la terza ondata, ma in prospettiva l’economia dovrebbe tornare rapidamente ai livelli pre crisi. «Il fatto che marzo e aprile sono stati caratterizzati dalla terza ondata – spiegano Marc Cus Babic e Iaroslav Shalapko di Barclays – significa che la crescita dovrebbe restare relativamente contenuta (nel terzo trimestre, ndr) al +1,9% trimestrale, mentre anticipiamo momentaneamente un più forte rimbalzo per il terzo trimestre, al +3,4% trimestrale.
Fonte: Il Sole 24 Ore