
Fine Art Biennale Paris al Grand Palais
La crescita del mercato dell’arte a Parigi non riguarda solo l’arte contemporanea e del ‘900, appannaggio delle fiere e delle aste di ottobre. Il 21 novembre ha, infatti, inaugurato la terza edizione di FAB Paris, un gioco di parole che rivela la tradizione pluridecennale nella nuovo fiera, nata dalla fusione fra la più giovane Fine Art Paris e la decana La Biennale des Antiquaires. Questa elegante fiera ha finalmente trovato nel Grand Palais ristrutturato la sua sede permanente e il pubblico parigino ha affollato l’appuntamento sfidando la neve ed il conseguente freddo.
Dal 22 al 27 novembre circa cento gallerie, un terzo non francesi e un quarto presenti per la prima volta, hanno presentato migliaia di oggetti attraverso oltre 3.000 anni di storia e tutti i continenti. La proposta è esplicitamente mirata a sviluppare il ‘cross collecting’: stimolare l’acquisto in più di una della ventina di ‘categorie’ tradizionali in cui viene segmentata l’arte per periodi e culture. In termini di prezzi, accanto a qualche rara opera milionaria l’offerta si è concentrata nella fascia inferiore al quarto di milione di euro. Molte le opere sotto la soglia dei 20mila euro, soprattutto i lavori su carta e gli oggetti, fra cui merita spazio anche la iper-specializzata Galerie Montanari che propone solo cornici e specchi a partire da poche migliaia di euro fino a 32mila euro. I prezzi indicati si intendono richieste, normalmente non inclusive di tasse e non valori effettivamente realizzati.
La presenza italiana
Il carattere preminentemente francofono della gallerie partecipanti ha visto la partecipazione di un selezionato gruppo di realtà italiane che si caratterizzano per la loro presenza all’estero con sedi permanenti, focalizzate su periodi complementari. Fra queste spicca l’arte tradizionale della romana/londinese Laocoon Gallery/W. Apolloni che propone uno dei lavori più rilevanti della fiera dal punto di vista storico e dell’impatto visivo: si tratta del ciclo monumentale dipinto dal bolognese Francesco Albani, noto come ‘Le Quattro Stagioni Santacroce’ del 1640-45, quattro tele ovali ad olio di oltre due metri ciascuna, offerti sul mercato a 2 milioni di euro, grazie anche al fatto di essere in libera circolazione poiché provenienti da un’asta francese di alcuni decenni fa.
Proposta a cavallo fra antico e Novecento per la romana Miriam di Penta, che vantava già un’opera venduta nelle prime ore di apertura, una deliziosa natura morta di scuola spagnola. Ai suoi quadri antichi si associano lavori del ‘900 italiano, come una gradevole scultura in ceramica di Melotti e vetri veneziani concepiti da Carlo Scarpa. L’allestimento di Brun Fine Art è tutto giocato dal rapporto fra il design di lusso che accompagna le opere d’arte, ambito in cui spicca la versatilità di Lucio Fontana, in particolare con le sue ceramiche. Un’edizione delle due ‘nature’ ovali in bronzo rispettivamente con buchi e tagli di Fontana campeggia anche nello stand della regina del design italiano, la milanese Robertaebasta.
Arte moderna
In un contesto di forte internazionalizzazione dell’arte francese, non stupisce che la pittura Informale del dopoguerra sia fortemente rappresentata da un numero considerevole di gallerie principalmente basate a Parigi, anche se forse una maggiore varietà sarebbe stata auspicabile. Fra queste spicca Applicat-Prazan con la consueta offerta di lavori di qualità di Poliakoff, De Stael, Helion, Soulages, ma anche una vivace tela di Magnelli già venduta all’inaugurazione. Espone per la prima volta a FAB l’importante galleria di contemporanea Almine Rech, con un’ampia proposta di lavori multi cromatici di Poliakoff, cui risponde il contemporaneo Ha Chong-Hyun con opere di minimalismo coreano.
Fonte: Il Sole 24 Ore