Fintech, la condivisione dei dati sarà il prossimo passo per l’innovazione

Fintech, la condivisione dei dati sarà il prossimo passo per l’innovazione

Gli italiani sono utenti evoluti nell’utilizzo del digitale per la gestione delle loro finanze: due terzi utilizzano abitualmente l’home banking e il 65% sfrutta l’app della propria banca. Però quando si tratta di condividere informazioni si tirano indietro: solo una piccola minoranza, pari a non più del 5%, è disposta a mettere a disposizione un set completo di dati finanziari che li riguarda. Sarà perché non comprendono che uso ne facciano le banche e quali vantaggi ne ricavino loro, ma il dato di fatto è che la quasi totalità dei consumatori è estremamente restia a fornire informazioni.

La spinta normativa

Eppure, proprio i dati sono la base imprescindibile da cui partire per sviluppare il potenziale di innovazione in arrivo nei servizi finanziari, sotto la spinta delle evoluzioni normative. Dall’anno prossimo il regolamento europeo Dora impone agli operatori misure efficaci e monitoraggi continui per gestire i rischi legati alla tecnologia, con l’obiettivo di assicurare la continuità operativa e la sicurezza dei dati in un ambiente sempre più digitale e interconnesso. La proposta Fida in discussione mira invece a creare un quadro armonizzato per l’accesso e la condivisione dei dati finanziari, introducendo anche uno schema di remunerazione per chi li condivide, offrendo un vantaggio tangibile agli istituti che detengono un immenso patrimonio informativo.

«Le normative potranno sostenere una nuova ondata di innovazione: le start up si confermano motore della trasformazione in una fase di maturazione e consolidamento del settore, ora le novità regolamentari possono indurre un’innovazione più spinta in chiave di open finance», sostiene Laura Grassi, direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano. Non è un caso quindi che le Api, le soluzioni che abilitano l’adozione di innovazioni specifiche da parte degli incumbent, risultino di gran lunga la tecnologia più utilizzata, seguita, a debita distanza, dall’intelligenza artificiale. Lo stesso Osservatorio, reso noto oggi insieme a una guida dedicata alle start up, sottolinea come le fintech si stiano evolvendo nel loro ruolo di abilitatrici tecnologiche più che di competitor diretti dei player tradizionali: «Si sta sviluppando in maniera crescente un rapporto fatto di collaborazione e complementarietà con gli incumbent, che spingono nel senso della digitalizzazione e trovano nelle fintech soluzioni per funzioni molto specifiche, già testate ed efficaci», commenta Grassi.

Verso la maturità: meno start up e più ricavi

Il settore fintech sta vivendo una fase di maturazione. Sia pur in calo rispetto alle 622 dell’anno scorso, le 596 realtà innovative attuali – ormai in buona parte non più start up – hanno così rafforzato la loro posizione attraverso sinergie con partner industriali e finanziari: per il secondo anno consecutivo i ricavi sono cresciuti, a un livello medio di 450mila euro (+29%), e le strategie mirate sulla efficienza operativa hanno portato a un miglioramento della redditività, con il 44% delle fintech che prevede il break-even entro fine anno. In crescita pure i fondi raccolti, cresciuti del 44% a 250 milioni di euro, attraverso i canali tradizionali di business angel e Vc. In chiave di integrazione dell’ecosistema, il rapporto registra un balzo dei finanziamenti diretti da parte delle banche, sia in chiave di investimento finanziario che di partnership. Le realtà insurtech attive sono 86, il 43% in attivo, con un funding cresciuto del 39% a 34,8 milioni. L’aumento degli investimenti non sana però l’esiguità delle risorse disponibili, che sono poi alla base delle dimensioni ridotte delle fintech.

Come si comportano i teen?

Gli istituti finanziari, intanto, si stanno concentrando sugli utenti più giovani. L’Osservatorio nota come oggi i teen utilizzino quasi esclusivamente i pagamenti contactless (44%), ma per il futuro puntano su pagamenti istantanei, cashback, split dei pagamenti e Bnpl. Con il crescere dell’età il focus si sposta su servizi più sofisticati come i prodotti di risparmio. «Ma le banche devono essere attente a non considerare i giovani solo come potenziali clienti futuri, ma come utenti attuali con esigenze specifiche, da soddisfare con un’offerta dedicata», ammonisce Grassi.

Fonte: Il Sole 24 Ore