Fisco, Leo: i risultati del concordato tra una decina di giorni
«Bisogna dare tempo all’Agenzia delle Entrate di elaborare tutti i dati delle dichiarazioni, consideriamo una decina di giorni massimo». Lo ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, a margine dell’audizione in Senato, rispondendo a chi gli chiedeva quando si conosceranno i risultati del concordato preventivo. Leo ha spiegato che per questo motivo il governo ha mantenuto al 31 ottobre il termine per aderire al concordato «perché possiamo, in base al gettito che verrà recuperato, fare degli interventi sulla riduzione delle aliquote, quello che abbiamo messo anche nella norma».
«Sul gettito del concordato avremo notizie positive
Sul gettito del concordato, ha continuato Leo, «dovremmo sicuramente avere notizie positive. Ci sarà necessariamente un aumento di gettito, sul concordato non abbiamo stimato entrate, quello che viene è tutto ben accetto», ha spiegato.
«Avremmo voluto dare più tempo ma abbiamo bisogno di dati concordato»
«Lei parla di fallimento – ha detto il viceministro dell’Economia rispondendo in commissione Bilancio del Senato sul gettito del concordato -, io sarei più prudente, il problema è legato ai tempi, noi avremmo voluto dare più tempo ai contribuenti ma il nostro obiettivo era quello di vedere le risorse che verranno da questa misura per lavorare sulle aliquote. Sappiamo che oggi abbiamo un meccanismo Irpef a tre aliquote e sappiamo che il ceto medio si sta impoverendo, la nostra volontà è di vedere da queste risorse di lavorare sulla famosa aliquota del 35% e vedere di abbassare per venire incontro al ceto medio. Ma, se non abbiamo il dato puntuale entro il 31 ottobre, posta la necessità di elaborazione della Agenzia delle Entrate per sapere quanto è il gettito, non siamo in grado di poter intervenire immediatemente in legge di Bilancio che è in lavorazione adesso per sapere quanto possiamo fare per lavorare sull’Irpef».
Dl fisco: Freni, fondi Ue ridotti perché non più necessari
In audizione alla commissione Bilancio in Senato è intervenuto anche Federico Freni. Il sottosegretario all’Economia ha spiegato che la riduzione, contenuta nel decreto fiscale, di 633 milioni di euro su un capitolo di bilancio del Mef che riguarda la partecipazione italiana alle politiche di bilancio della Ue, è stata fatta perché quei fondi non erano più necessari, visto che il bilancio rettificativo della Ue ancora non è stato approvato. «Erano fondi destinati alla contribuzione sulla base del reddito nazionale lordo alla Ue. In Ue il nostro bilancio assestato (o rettificativo) non è stato ancora approvato, e la mancata approvazione e il rallentamento dei programmi di coesione europei ha portato la Commissione Ue a indicare un minor versamento dei contributi e uno slittamento agli anni successivi», ha detto Freni. «Questo ha comportato che la tabella dove erano appostati i 633 milioni era eccessivamente capiente e poteva essere ridotta perché quei fondi non erano necessari», ha aggiunto. Quando sarà approvato il bilancio rettificativo «si vedrà se quell’importo è necessario», e in che misura.
Fonte: Il Sole 24 Ore