Fisco più leggero per i lavoratori sportivi, nessuna imposta fino a 15mila euro
Meno tasse e contributi per i lavoratori sportivi. Con la riforma dello sport rivista e corretta dal Governo giovedì 7 luglio e ora spedita alle Camere per i pareri, viene riscritto ex novo il trattamento fiscale e contributivo di chi lavora per società e associazioni dilettantistiche. L’attività svolta al di fuori dall’amministrazione di appartenenza e su specifica autorizzazione di quest’ultima, è del tutto esente ai fini fiscali e contributivi per compensi fino a 5mila euro annui ed è esclusa da ogni prelievo fiscale fino a 15mila euro. Limite questo che fino ad oggi è fissato a 10mila euro. Oltre i 5mila euro restano comunque dovuti i contributi. Sconti fiscali che il settore rappresentano comunque la sostenibilità dell’intera riforma dello sport dilettantistico.
I volontari dello sport
Stando ai dati delle Entrate relativi al 2020 e dunque al periodo pandemico il numero dei collaboratori sportivi è pari a 454.770, mentre prima del Covid e dello stop allo sport dilettantistico i collaboratori riportati nelle certificazioni uniche delle società e associazioni sportive dilettantistiche erano 495.154. Relativamente a questi ultimi le Entrate hanno evidenziato compensi certificati inferiori a 5.000 euro per oltre l’81% della platea, ossia 404.913 soggetti che non sono andati oltre 5.000,00 euro annui. Questa prima fascia – fino a 5.000 euro – rappresenta quindi la pluralità dei soggetti che operano nell’ambito sportivo dilettantistico. Per il Governo dunque confermare l’esenzione totale dal pagamento di imposte e contributi per questa ampia platea di collaboratori vuol dire anche rispondere al settore dello sport dilettantistico a cui verrebbe cosi garantire la sostenibilità della riforma, più volte richiesta dagli organismi di base, nonché di individuare coloro che effettivamente prestano il proprio supporto all’interno dell’attività sportiva dilettantistica senza che ciò costituisca la fonte unica di reddito. Il restante 18,33%, sempre dai dati delle Entrate per il 2019, ha ricevuto compensi superiori ad 5.000 euro per un monte complessivo pari a poco più di un miliardo.
Gli effetti di cassa e anti evasione
Con l’aumento da 10mia a 15mila euro della soglia di esenzione fiscale per il lavoro sportivo dilettantistico l’Erario conta di perdere poco più di 14,9 milioni di euro, a cui si devono sommare 1,2 e 400mila euro di addizionale regionale e comunale. Ma si tratta di una perdita, comprensiva anche del ricalcolo oltre i 18 milioni effettuato dalla Ragioneria generale dello Stato, comunque coperta dai fondi stanziati per la riforma. Le modifiche al regime fiscale e contributivo introdotte dall’Esecutivo, stando a quanto ritiene lo stesso ministero dell’Economia, avranno effetti positivi sul fronte del contrasto all’evasione oggi presente anche sui compensi sportivi dilettantistici. Come riporta la relazione tecnica al decreto correttivo appena approvato «dai dati di Sport e Salute per il 2017, circa 1,1 milioni di soggetti lavora e percepisce compensi dal mondo dello sport (professionistico e dilettantistico) e, di questi, circa il 30% è già dipendente o professionista; il restante 70% (circa 770 mila contribuenti) avrebbe dovuto dichiarare compensi sportivi dilettantistici, mentre il numero dei soggetti certificati è di circa 500 mila contribuenti».
Controlli anti sommerso
Per evitare comunque fenomeni di evasione scende in campo il Registro delle attività sportive dilettantistiche, tenuto dal Dipartimento per lo Sport. Le associazioni e le società sportive dilettantistiche, per beneficiare delle agevolazioni, sono obbligate a consultare il registro e a inserire l’avvio di ogni collaborazione con i dati anagrafici dei soggetti contrattualizzati. Dati che andranno ad arricchire il patrimonio informativo degli enti previdenziali e dell’agenzia delle Entrate ai fini dei controlli su fenomeni evasi o elusivi.
Fonte: Il Sole 24 Ore