Fmi: «Dai dazi Ue sull’auto più danni che benefici per Germania Italia e Francia». Ripresa europea sotto il potenziale

La ripresa economica dell’Europa resta «al di sotto del pieno potenziale», esposta a molte incertezze. Lo afferma il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto sull’Europa, pubblicato il 24 ottobre, che torna a raccomandare riforme in grado di «invertire il decennale declino della produttività e ridurre il divario del 30% del reddito pro capite con gli Stati Uniti». La produttività, ha affermato il responsabile del dipartimento Europa, Alfred Kammer, «è un problema in ogni singolo Paese europeo» e servono soluzioni su base nazionale e comunitaria.

Auto elettrica: un boomerang i dazi Ue

Il Fondo avvisa che l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi da parte dell’Ue ha ripercussioni superiori all’ingresso dei concorrenti sul mercato. Secondo l’Fmi, se la quota di mercato dei produttori cinesi salisse del 15% in cinque anni (uno scenario definito «EV-shock»), le perdite complessive sarebbero dello 0,15% del Pil per Germania, Francia e Italia, i principali Paesi manifatturieri dell’Unione. Nel caso di dazi al 25%, le perdite salirebbero allo 0,18% del Pil. Con dazi al 100%, invece, arriverebbero allo 0,46% del Pil. Bruxelles ha appena varato tariffe fino al 37%, in aggiunta al 10% precedentemente applicato.

Oya Celasun, vice del dipartimento Europa del Fondo, sottolinea che «raramente i dazi aiutano, anzi rendono i Paesi che li impongono meno competitivi, aumentano i costi e scatenano ritorsioni, che sarebbero da prendere molto sul serio per qualsiasi economia che trae grandi benefici dal commercio, come quella europea».

Conti in ordine

Il Fondo monetraio ribadisce la necessità di mettere sotto controllo i conti pubblici, soprattutto per i Paesi ad alto debito, come l’Italia. E promuove le regole della Ue, che rappresentano «un passo cruciale per ridurre il debito e rafforzarne la sostenibilità e dovrebbero essere implementate come previsto. Gestire il necessario aggiustamento di bilancio, affrontando al tempo stesso le crescenti esigenze di spesa, richiederà una definizione delle priorità e riforme strutturali».

Sull’Italia, il vice del dipartimento Europa, Helge Berger, afferma che se è apprezzabile la prevista correzione del deficit, resta però «cruciale avere un obiettivo un po’ più ambizioso rispetto a quello di ridurlo gradualmente».

Fonte: Il Sole 24 Ore