Folla di collezionisti al Grand Palais, ma c’è cautela

Le tendenze

Rispetto all’anno scorso il numero delle gallerie è aumentato del 27% fino a 195. “Si è voluto dare spazio a nuove geografie – così Delépine, – tra cui quelle del Mediterraneo”. Per la prima volta c’è una galleria dal Marocco, Loft Art Gallery, con il modernista Mohamed Melehi, di cui è stata venduta un’opera del 1980 ad un’istituzione per 130.000 €. “Ci sono pratiche artistiche che sono state trascurate in passato, come l’Outsider Art” nota Delépine. Il gallerista parigino Christian Berst, specializzato in Art Brut, ha portato opere degli anni 60 dell’italiano Carlo Zinelli, già apprezzato da Breton, Moravia e Buzzati (prezzi 25-35.000 €). “A giugno ci sarà la prima mostra istituzionale dedicata all’Art Brut dopo 50 anni, organizzata dal Pompidou” ha commentato il gallerista. “L’ultima è stata nel 1967 al Musée d’Art Decoratif, organizzata da Jean Dubuffet con opere della sua collezione. Attualmente c’è una riscoperta dell’Outsider Art perché ci si è resi conto che manca un capitolo della storia dell’arte, dedicato a quegli artisti che non hanno creato opere per il mondo dell’arte, ma per sé stessi, per vivere meglio. È una ‘mitologia privata’, come l’ha definita Harald Szeeman, che era un grande sostenitore. Per questo motivo, negli ultimi tre o quattro anni, musei come il Pompidou stanno acquistando opere di artisti cosiddetti Outsider”. Dello stesso Dubuffet, considerato padre dell’Art Brut, è stata venduta ad Art Basel Paris una tela del 1971 da Gladstone a 3,8 milioni di €.

L’arte italiana a Parigi

L’Italia è ben rappresentata anche a livello di gallerie, con due new entry: P420, che ha venduto il primo giorno un dipinto di Filippo de Pisis a un museo privato cinese (15-65.000 €), uno di Laura Grisi, che è entrata da poco nella collezione del Pompidou (30-120.000 €), e uno di Francis Offman (6-25.000 €); e Giò Marconi, che ha dato spazio al programma più storico della galleria, legato all’attività del padre, con Louise Nevelson, Sonia Delaunay, Rotella, Adami ed Enrico Baj, incluso anche nella mostra “L’Âge atomique” al Musée d’Art Moderne.

L’arte italiana è al centro del palcoscenico anche grazie alla mostra sull’Arte Povera alla Bourse de Commerce, per cui artisti come Penone, Anselmo e Paolini sono esposti agli stand di Artiaco, Cardi, Konrad Fischer. Da Marian Goodman una tela di Anselmo è offerta a 970mila $ e due opere di Penone tra 400mila e 650mila €. Da Cardi due opere di Kounellis del 1994 sono state vendute a 600.000 € ciascuna.

Allo stand di Raffaella Cortese la prima opera venduta il primo giorno è stata una scultura di Francesco Arena, un metro di libri che l’artista legge circa in un anno, incastonati in pietra lavica, un’opera che contrappone la lettura e la carta alla durezza della pietra, ma fa anche riflettere sulla sostanza della cultura. E tutto lo stand era pensato per far riflettere, con opere legate al tema della migrazione e anche della morte di artiste come Zoe Leonard, Kimsooja e Anna Maria Maiolino.

Altre gallerie italiane hanno approfittato del momento di euforia parigina per allestire mostre in città, tra cui le milanesi Matta, Zero, Castiglioni, Studiolo, Zaza e Triangolo di Cremona, mentre un altro artista italiano, Francesco Snote, è in mostra alla galleria parigina Derouillon con ceramiche e gouache (prezzi 5.200-7.800 €). Galleria Continua, che a Parigi ha già due spazi, si è espansa con un terzo nel cuore del distretto Matignon Saint-Honoré, luogo iconico per il mercato dell’arte parigino da più di un secolo.

Fonte: Il Sole 24 Ore