
Fondazione Corrado Alvaro, l’ex presidente nel mirino e San Luca trema
A testimonianza che la Calabria fa notizia poco e malvolentieri, anche quando il tenore della vicenda dovrebbe suscitare sussulti di riflessione in tutto il Paese. Neppure la lettera scritta da Morace al presidente della Regione Roberto Occhiuto ha risvegliato i sensi (si veda allegato n.3).
Don Pino
La prefettura “circumnaviga” Morace partendo da un punto fermo: don Pino Strangio, ex Rettore del Santuario di Polsi, ex vicepresidente della Fondazione, condannato in primo grado per associazione mafiosa nel processo “Gotha” nel quale è stato ritenuto dal Tribunale di Reggio Calabria paciere dei contrasti tra famiglie per il funzionamento e rafforzamento dell’organizzazione criminale e, per questo, condannato il 30 luglio 2021 a nove anni e quattro mesi di reclusione. Ricordiamo che è il primo grado della Giustizia.
Il giorno stesso il Vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, accettando le dimissioni di Strangio dal ruolo di Rettore, disse: «Sono certo che non ti perderai d’animo e, continuando a sentirti “servo inutile” (Luca 17, 5-10), ti lascerai guidare dal Signore e non rifiuterai quello che Egli ti chiederà». Un “servo inutile” che si lasciò guidare e si dimise anche dalla Fondazione con la condanna e non, come scrive Morace nella memoria difensiva (si veda allegato n.4) inviata dalla Fondazione al prefetto il 13 marzo 2025, «appena avuta notizia dell’indagine». Al suo posto entrò Tonino Perna, economista, sociologo ed ex politico reggino.
Tutti giù dal pero
Il prelato, scrive il Prefetto, «ha mantenuto la carica fino alla condanna, dimostrandosi non un consigliere d’amministrazione occasionale ma un punto di riferimento costante (…) Al riguardo, sussiste il rischio che le dimissioni siano state solamente un atto formale di opportunità (…)».
In Calabria cadono tutti dal pero quando la memoria deve scavare – non troppo indietro in vero – sul nome di don Pino. E’, infatti, ancora il Prefetto a ricordare che la vicinanza alla criminalità organizzata del don poteva essere già sospettata da tempo. E rammenta l’episodio – rimarcato all’interno della sentenza “Gotha” – dell’8 novembre 2009, dall’inequivocabile valore simbolico. Pochi giorni prima, il boss Antonio Pelle, detto “Gambazza” muore.
Fonte: Il Sole 24 Ore