Fondi pensione, Mario Pepe alla guida della Covip mentre si gioca la partita sul nuovo «silenzio assenso» per il Tfr
Un nuovo semestre di “silenzio-assenso” per favorire la destinazione del Tfr alla previdenza complementare: è la prima sfida con cui si potrebbe trovare a fare i conti Mario Pepe, che è stato indicato dal governo per andare a ricoprire il ruolo di presidente della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Proprio mentre è in corso l’iter che dovrà portare al via libera definitivo alla nomina di Pepe, medico specializzato in endocrinologia ed ex parlamentare di Fi, alla Camera sta per cominciare la battaglia sugli emendamenti alla manovra. E nel pacchetto dei ritocchi “super-segnalati” dalla maggioranza ci sono anche alcuni correttivi sulla previdenza integrativa che potrebbero passare.
La nomina di Pepe
Il 3 dicembre l’ex parlamentare di Forza Italia, Mario Pepe, è stato designato dal Governo a guidare la Covip. Nel comunicato di Palazzo Chigi si legge che, su proposta del ministro del Lavoro, Marina Calderone, il Consiglio dei ministri «ha deliberato l’avvio della procedura» per nomina di Pepe a presidente dell’Authority. Medico, specializzato in Endocrinologia, Pepe è nato a Bellosguardo (Salerno) nel 1951, e succede alla presidente facente funzioni della Covip, Francesca Balzani, a sua volta ex eurodeputata del Pd.
La partita in Parlamento sul Tfr ai fondi pensione
Dal 10 dicembre dovrebbe cominciare ad entrare nel vivo la partita in commissione Bilancio alla Camera sugli emendamenti alla manovra. Tra le circa 280 proposte di modifica “super-segnalate” c’è anche quella del presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (Fdi), che prevede, a partire dal 1° gennaio 2025, una nuova finestra semestrale di “silenzio-assenso” per destinare il Tfr ai fondi pensione. Un correttivo che è sostanzialmente in linea con l’auspicio espresso nei mesi scorsi dallo stesso ministro Calderone e anche con alcune delle richieste della Lega. Del pacchetto di emendamenti al capitolo pensioni del Ddl di bilancio fa parte anche un ritocco promosso dal Carroccio (a firma di Tiziana Nisini) che punta a consentire che il valore delle rendite complementari possa essere computato, su richiesta, per raggiungere la soglia di importo minima richiesta per l’accesso alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata.
Dal 2007 il 22,2% del Tfr alla previdenza integrativa
Dai dati Covip emerge che dal 2007, sulla scia della riforma che favorito il “convogliamento” del Tfr “maturando” nei fondi pensione, a tutto il 2023 è stato generato un flusso di “liquidazioni” di circa 438 miliardi: più della metà (il 55,3%, pari a 241,9 miliardi) è rimasto in azienda. Al fondo di tesoreria, gestito dall’Inps, sono confluiti 98,5 miliardi (il 22,5% del totale) e 97,3 miliardi (il 22,2%) hanno preso la strada della previdenza complementare.
Giorgetti: necessaria una riflessione per innovare il sistema
Nel corso di un’audizione alla commissione Bicamerale di controllo sull’attività degli enti previdenziali, che si è tenuta il 25 novembre, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha affermato che «appare necessaria una riflessione approfondita sull’opportunità di innovare un sistema che, esclusi gli interventi connessi al recepimento di talune direttive europee, ricalca sostanzialmente quello delineato in occasione della riforma del 2005». Secondo Giorgetti, con il necessario coinvolgimento delle altre Amministrazioni competenti in materia (ministero del Lavoro e Covip), e avviando un dialogo con le parti sociali «la modernizzazione e la competitività del sistema» possono essere favorite, «anche traendo ispirazioni dalle migliori prassi ed esperienze internazionali, da interventi tesi a: migliorare i meccanismi di adesione; incrementare la contribuzione, con modalità e tempistica coerenti con i vincoli di finanza pubblica; introdurre stimoli alla competizione e alla ricerca di soluzioni di investimento maggiormente efficienti».
Fonte: Il Sole 24 Ore