Fondi Ue: in Sicilia spesa in ritardo, 700 milioni a rischio entro fine 2026

Fondi Ue: in Sicilia spesa in ritardo, 700 milioni a rischio entro fine 2026

La Sicilia è in difficoltà nella spesa dei fondi strutturali europei e corre ai ripari per evitare il disimpegno automatico che scatterà a fine anno. Un gruppo di lavoro incaricato di svolgere un monitoraggio costante e rigoroso sullo stato di avanzamento della spesa del Fesr per gli anni 2025 e 2026 e di individuare le soluzioni per accelerare le procedure è stato costituito dopo una riunione convocata dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a Palazzo d’Orleans con gli assessori alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, all’Energia, Roberto Di Mauro, all’Istruzione, Mimmo Turano, all’Ambiente, Giusi Savarino, e alla Salute, Daniela Faraoni, alla presenza del dirigente generale del dipartimento Programmazione, Vincenzo Falgares.

«Alcune criticità»

L’incontro – spiega una nota della Regione – si è reso necessario «a seguito di alcune criticità nell’attuazione del programma e, in particolare, delle difficoltà nella spesa di circa 700 milioni di euro, 200 quest’anno e 500 nel 2026». Il 2025, infatti, è il primo anno del periodo in cui scatta la regola N+3 che comporta il disimpegno delle somme assegnate ai programmi e non ancora spese.

«Gli assessori e i dirigenti generali dei dipartimenti coinvolti – sottolinea il presidente Schifani – saranno chiamati a prestare maggiore attenzione, a superare le lentezze burocratiche che stanno rallentando la regolare esecuzione dei piani di spesa e a profondere il massimo sforzo per impedire il disimpegno delle risorse. Sull’impiego dei fondi europei si gioca una grande partita per lo sviluppo della Sicilia. Ulteriori ritardi ed esitazioni non saranno più consentiti». La task-force si insedierà nei prossimi giorni e farà capo direttamente alla Presidenza della Regione.

Tra Fesr e Fse+ la Sicilia riceve dalla Ue più di 5,1 miliardi di euro per il periodo 21-27, che diventano 7,3 miliardi con il cofinanziamento nazionale. E’ la seconda regione in Europa per dimensione del finanziamento europeo. Non è una scusante ma occorre dire che non è l’unica ad accusare queste difficoltà di spesa. Anzi, in base ai dati del monitoraggio della Ragioneria generale, anche diversi ministeri che gestiscono fondi Ue corrono il rischio del disimpegno: i soldi non spesi restano a Bruxelles.

Fonte: Il Sole 24 Ore