Formazione in patria per 3.160 lavoratori extracomunitari

Sono già 3.160 i lavoratori extracomunitari coinvolti dai programmi di formazione professionale e civico linguistica avviati nei Paesi di provenienza, che potranno arrivare in Italia con permessi aggiuntivi rispetto alle quote annuali previste dai decreti flussi, in base al nuovo articolo 23 del Testo unico sull’immigrazione, introdotto dal decreto Cutro (Dl 20/2023).

L’edilizia e la cantieristica navale sono tra i settori più presenti (si veda l’infografica in pagina), ma non mancano l’Ict, il tessile, l’oreficeria.

Il primo contingente di 1.160 lavoratori sarà formato nell’ambito dei 12 programmi già approvati dalla commissione interministeriale coordinata dal ministero del Lavoro, per otto Paesi (Tunisia, Albania, Bangladesh, Egitto, Ghana, Giordania, Filippine, Uganda).

Un altro gruppo di 2mila lavoratori sarà inoltre formato in Tunisia sulla base dell’accordo siglato a inizio luglio da Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ed Elis (ente non-profit di formazione) , nell’ambito del piano Mattei. Il programma (che a breve sarà sottoposto alla commissione interministeriale) si rivolge a giovani che hanno già una formazione in campo edile, è coordinato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni e gode di un finanziamento Ue (a differenza degli altri 12 programmi, che sono finanziati dai proponenti). I corsi dureranno tre mesi.

Entro luglio dovrebbero cominciare ad arrivare in Italia i 40 lavoratori tunisini formati nell’ambito di uno dei primi progetti approvati dalla commissione interministeriale, presentato sempre dall’Ance. «La portata delle norme che permettono di far arrivare in Italia, al di fuori dei decreti flussi, lavoratori qualificati, o formati nei Paesi di origine andrebbe ulteriormente sviluppata» dice il direttore generale di Ance, Massimiliano Musmeci. «Bisognerebbe prevedere un percorso d’ingresso semplificato – aggiunge – poiché ci sono tutti gli elementi, dai nominativi dei lavoratori alla destinazione, per accorciare al massimo i tempi».

Fonte: Il Sole 24 Ore