Fuga nel silenzio del Castello di Reschio
Ruggero è un direttore d’hotel ossessionato dalle visite degli ispettori. Corre a destra e a manca per cercare di tenere tutto sotto controllo e suda all’arrivo di ogni ospite: potrebbe essere lui il temuto mystery guest che giudicherà. Per fortuna il patetico Ruggero è un personaggio inventato, il protagonista del musical che la compagnia del Castello di Reschio mette in scena ogni anno, creando nuovi copioni, nuove scenografie e nuovi costumi. Una parodia delle ansie dell’alta ospitalità di cui il castello umbro rappresenta invece una rinnovata frontiera.
La storia di Reschio comincia nel 1984 quando il conte Antonio Bolza acquista una chiesetta a Lisciano Niccone, in provincia di Perugia, dove si trasferisce a vivere con la famiglia. Il suo desiderio era ricostruire un podere avendo perso le terre in Ungheria durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma mano riesce ad acquistare 1500 ettari di terra, con una cinquantina di casali e un castello del XII secolo, al confine con la Toscana. In un’ala del maniero finirono per abitare il conte Benedikt, figlio di Antonio, con la moglie Donna Nencia Corsini e i loro bambini. Non era facile intrattenerli, soprattutto d’estate, lontani da tutto. Così hanno inventato il gioco del teatro: dovevano creare storia, copione, scenografia e costumi per mettere in scena un vero spettacolo, che avrebbero rappresentato davanti ad amici e parenti in giro per l’Italia, durante le vacanze, fino a diventare un appuntamento annuale.
Nel frattempo iniziarono i lavori per trasformare il castello in hotel. Più di dieci anni di restauri e soluzioni ingegnose per convertire spazi irregolari in suite, salotti, ristoranti, spazi di meditazione. Il risultato è straordinario. D’altra parte il lignaggio dei proprietari rimanda alla nobiltà mitteleuropea e fiorentina, dove il buon gusto e l’eleganza sono di casa. Inoltre il conte Benedikt è architetto e Donna Nencia una fine decoratrice. Inutile fare l’elenco degli ambienti, sono quelli di un cinque stelle top top. Qui contano soprattutto i dettagli. Come la collezione di ritratti di ignoti acquistati alle fiere e alle aste assurti a numi tutelari, a volte seri a volte bizzarri, come il barbuto dallo sguardo mite con due fiori rosa dietro l’orecchio all’entrata del ristorante e della sua spettacolare terrazza.
Benessere e relax in cima alla collina
La spa è stata ricavata nei sotterranei del castello. Niente reception, niente orchidee, nessun cliché o rituale noioso da centro benessere, nemmeno la musica da relax che, a chi se ne intende, provoca piuttosto il nervoso. Una stanza raccolta, solo per due persone, con il camino, una serie di oggetti d’antan – pettini, spazzole, forbicine – e un massaggio che non vorresti finisse mai sulle note sacre dell’Hilliard Ensemble accompagnato dal sax di Jan Garbarek.
Il benessere a Reschio è ben più ampio di uno spazio dedicato, è un concetto di pace, silenzio, lontananza dall’inquinamento anche visivo: nella tenuta il 65% è bosco rigenerato e i pali della luce sono stati interrati per non interrompere il verde a perdita d’occhio. Persino la luce gioca a favore, penetrando come una lama attraverso le finestre con chiaroscuri caraveggeschi.
Fonte: Il Sole 24 Ore