Fürstenberg Fassio: «Banca Ifis pronta per crescere: non solo Npl, anche patrimoni»
«Il futuro di Banca Ifis? Vogliamo crescere nei nostri segmenti di riferimento, a partire dai crediti deteriorati fino all’attività commerciale, ma estendendo l’attività e l’offerta di prodotti e servizi. E per accelerare questo processo, siamo pronti a cogliere le occasioni di crescita tramite M&A in un mercato che si sta muovendo: abbiamo la forza per farlo». Ernesto Fürstenberg Fassio, classe 1981, a dispetto dell’età parla con modi e una risolutezza da banchiere maturo. Dopo aver preso nel 2022 il testimone dal padre, Sebastien Egon Fürstenberg, oggi presidente onorario, il presidente di Banca Ifis guarda avanti. E in questa intervista con il Sole 24Ore, da azionista di maggioranza della banca che controlla tramite la holding di famiglia (La Scogliera Spa, azionista con il 50,5%), traccia la rotta del nuovo piano industriale che sarà presentato nel 2025 pur nel rispetto dell’autonomia che spetta al management. Inclusa la strategia sulle operazioni straordinarie.
Partiamo dallo scenario. Per le banche italiane dopo due anni oggettivamente eccezionali, il 2025 appare come l’anno della normalizzazione. I picchi dei margini sono alle spalle?
Non c’è dubbio. Sarà un anno di transizione. Noi ci attendiamo un ulteriore calo dell’Euribor intorno ai 100 punti base, con una riduzione simile al 2024, una crescita debole del Pil europeo e l’Italia che potrebbe registrare un incremento tra lo 0,5 e l’1 per cento. Lavoreremo, quindi, in un contesto più sfidante e dovremo monitorare con attenzione lo scenario macroeconomico, restando comunque consapevoli del fatto che il sistema bancario italiano negli ultimi anni si è rafforzato e gode di ottima salute.
In un tale scenario, sembra che per le banche non via sia altra strada che aggregarsi.
È comprensibile. Servono sinergie di costi ed economie di scala. Se alziamo lo sguardo, le grandi sfide, dalla geopolitica alla doppia transizione verde e digitale, fino alla creazione di una difesa unica europea, impongono la creazione di un mercato unico dei capitali e il varo dell’unione bancaria, come auspicato anche dal professor Mario Draghi. Creare gruppi bancari europei più forti che possano competere con i colossi asiatici e americani diventa essenziale.
Fonte: Il Sole 24 Ore